A Milano il mercato della droga non dorme mai: "Più sostanze sintetiche e mix letali"

I numeri del consumo sono tornati a livelli pre Covid. Gatti (Asst): endemia invisibile, non esiste un vaccino ma servono strategia e costanza

Riccardo Gatti, psichiatra, dirigente all'Asst San Paolo e San Carlo

Riccardo Gatti, psichiatra, dirigente all'Asst San Paolo e San Carlo

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Milano - «Se continuiamo ad affrontare il problema della dipendenza e dell’uso di droghe lecite e illecite come un’emergenza da prendere in considerazione solo quando la situazione degenera, senza predisporre una vera strategia di azione, non lo risolveremo mai". Ne è convinto Riccardo Gatti, psichiatra, direttore del Dipartimento Interaziendale prestazioni erogate nell’ambito delle dipendenze dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano e autore del blog www.droga.net. Dopo un calo delle utenze dei Servizi dipendenze (Asst di Milano città e Asst Nord Milano), i numeri stanno tornando ai livelli pre pandemia. Dal 1° gennaio a oggi sono 6.408 le persone seguite; di queste, 1.166 (995 uomini e 171 donne), sono nuovi arrivi. I numeri, però, non bastano a fotografare la realtà. "Sono le cose che non si vedono, quelle più pericolose".

Che cosa intende?

"Nell’immaginario comune associamo il problema delle dipendenze alla mala movida o alla figura dei tossicodipendenti disperati. Ma pensiamo a quante persone alterano la propria psiche “nell’ombra”, non solo con stupefacenti ma anche con alcol, tabacco o farmaci. Perdono lucidità, non stanno più dietro ai loro progetti di vita o si provocano danni fisici anche gravi, senza che questo diventi necessariamente visibile".

Nota un aumento dell’abuso da farmaci?

"Sì. Circolano anche ricette false che fanno pensare a situazioni di dipendenza. Ma pure al di fuori della dipendenza, c’è chi va alla ricerca di farmaci oppiacei oppure di altri sedativi o, ancora, di stimolanti, non prescritti, per alterarsi, modulare il tono, l’umore o, forse, per auto medicarsi. C’è poi chi assume farmaci a sproposito, pensando di raggiungere una sessualità migliore oppure di sostenere ritmi lavorativi troppo serrati. Una sorta di “doping”. Prima o poi, quasi tutti pagano lo sbilanciamento dell’organismo. Si crea una sorta di “endemia invisibile” che, sino a quando non “disturba”, rimane in sintonia con la nostra organizzazione sociale: trova supporto in mercati che generano ricchezza".

Verso dove stanno andando, questi mercati?

"Come tutti i mercati, cercano di sostenere la crescita di consumi, clienti e profitti: vale, sebbene in modo diverso, sia per le droghe legali che per quelle illegali. Per quelle illecite è probabile un progressivo investimento verso sostanze sintetiche o parzialmente sintetiche. Hanno bassi costi di produzione e, quindi, permettono profitti altissimi. I mercati sono in movimento: lo stesso Afghanistan, tradizionalmente legato all’eroina, sta aumentando la produzione di metanfetamina. Più in generale potrebbe diventare più conveniente costruire più laboratori diffusi, in grado di sintetizzare una ampia varietà di sostanze e, eventualmente, mettere in commercio prodotti nuovi: cocktail già pronti, fatti di più sostanze, oppure sostanze singole che come alcuni nuovi farmaci agiscono contemporaneamente su sistemi cerebrali differenti".

Come correre ai ripari?

"Non dobbiamo “correre“, dobbiamo pensare prima di agire e dobbiamo evitare di combattere un mercato delle illusioni con altre illusioni, considerando l’uso non terapeutico di sostanze psicoattive come una “emergenza”, una epidemia che esplode e che, trovato il “vaccino giusto”, si spegnerà magicamente. Non succederà: il fenomeno ha un carattere stabilmente endemico. È sempre straordinario scoprire quanto siamo disposti a pagare per ciò che rafforza la nostra fragilità. Dobbiamo lavorare a reti diffuse di comunicazione, informazione e intervento, che intercettino le diverse situazioni problematiche prima che creino danno, ma che abbiano anche maggiori risorse per intervenire quando il danno si manifesta. Ho buone speranze che la situazione possa essere migliorata. I difficili momenti che stiamo attraversando stanno anche generando energia che aspetta solo di essere incanalata per costruire innovazione, cambiamento e anche ricerca di nuovi significati legati al piacere, alla salute, al benessere e al modo di stare insieme, relazionandoci con gli altri".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro