Milano, Loggia dei Mercanti invasa: scatta lo sgombero della polizia

Assembramenti e zero mascherine: gli agenti allontanano i ragazzi dal porticato

La polizia in azione

La polizia in azione

Milano, 9 gennaio 2021 - "Bro, ho fatto, vieni tu..." . Un ragazzo sbuca dal retro del chiosco sistemandosi la cintura dei pantaloni. Avanti il prossimo nel vespasiano a cielo aperto sotto i ponteggi: sono in quattro in coda ad aspettare il loro turno. La Loggia dei Mercanti è lì a due passi, con il cartello all’ingresso "Milano per la Resistenza" che dovrebbe richiamare la sacralità del luogo e che invece tutti ignorano. Alle 16 di ieri, il porticato è invaso da più di cinquanta ragazzi, seduti ovunque; e altrettanti ce ne sono nel corridoio che porta in via Orefici. Inizia da qui il nostro viaggio a otto giorni dalla notte di Capodanno: i raid del "branco" (o meglio di vari gruppi composti da stranieri e forse italiani di prima e seconda generazione che si sono ritrovati in strada poco prima di mezzanotte) hanno colpito in vari momenti della serata cinque ragazze per rapinarle o abusare di loro. A sorvegliare il sagrato basso della Cattedrale, la Galleria e l’area tra la statua equestre a Vittorio Emanuele e le aiuole con le palme ci sono i blindati di polizia e carabinieri e i furgoni dei vigili: sono lì sì per intercettare eventuali manifestazioni dei No vax (che però non si presentano nonostante i soliti altisonanti proclami sulle chat di Telegram), ma anche per rafforzare la vigilanza in chiave anti-assembramenti e in generale per monitorare con più attenzione possibile l’intera zona teatro dei "fatti gravissimi" andati in scena nelle prime ore del 2022. Il contesto è completamente diverso, intendiamoci, e viene facile pensare che chi ha molestato, palpeggiato e derubato abbia deciso di restarsene a casa o di cambiare aria. Detto questo, il punto di ritrovo del sabato per decine di comitive è e resta la Loggia, e non è certo una novità di ieri: ognuna di queste si muove compatta, ognuna ha un posto dove sistemarsi; ci sono i più piccoli che di tanto in tanto si azzuffano tra loro per uno sguardo di troppo, ma basta un richiamo dei grandi per placarne l’esuberanza. A terra cartacce, bicchieri vuoti e mozziconi di sigarette; e non di rado qualche padre di famiglia che passa di lì con i figli per mano auspica "una bella lezione per questi maleducati". Qualche minuto prima delle 17, una camionetta del Reparto mobile si parcheggia sul lato di Palazzo Giureconsulti, preceduta a piedi da un manipolo di agenti guidato da un funzionario della Questura: parte una sorta di sgombero soft, è sufficiente che gli uomini in divisa inizino a salire la prima scalinata per far allontanare la maggioranza. Qualcuno resta, con aria di sfida, girandosi dall’altra parte quando si sente ripetere: "Per favore, deve indossare la mascherina". Non è un’opzione, ma un obbligo in zona gialla, eppure da queste parti nove su dieci non lo rispettano: c’è chi tiene al polso o nella tasca dei jeans il dispositivo di protezione individuale e chi invece non ce l’ha proprio con sé. In ogni caso, nessuno protesta apertamente per la "visita" indesiderata: le reazioni di fastidio si limitano a qualche occhiataccia all’amico più vicino. Alla fine, tutti si decidono a spostarsi, dopo ulteriori inviti a evitare contatti troppo ravvicinati in spazi ristretti. Passa mezz’ora, e il pellegrinaggio ricomincia, in tono minore: tornano musica a palla e spintoni, urla e capannelli attorno alle sedute di beola usate come poggiapiedi, anche se il grosso della truppa ha scelto di allontanarsi definitivamente verso la corsia dei taxi che porta in via Mazzini. E allora tornano in mente le parole ripetute a più riprese dal presidente provinciale dell’Associazione partigiani Roberto Cenati, che non smette di chiedere rispetto per un monumento inaugurato solo nel maggio scorso e diventato in brevissimo tempo simbolo di degrado e abbandono. In due recenti incontri con gli assessorati a Cultura e Sicurezza, il numero uno dell’Anpi ha ribadito ancora una volta l’urgenza della questione ed elencato una serie di soluzioni che vanno dall’installazione di un sistema di telecamere alla presenza fissa di una pattuglia della locale, fino alla pulizia periodica e puntuale di ciò che lascia chi scambia la Loggia per un’appendice dei tavolini del fast food di fianco. "Il Comune deve fare in fretta", il grido d’allarme di Cenati.  

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