Milano, il figlio del boss della 'ndrangheta a cena dall’amico a CityLife

L’imprenditore Francesco Maida, secondo l’accusa organico al clan, ha ospitato nel lussuoso appartamento il rampollo del capo crotonese Lino Greco

L’imprenditore al servizio dei clan viveva in un lussuoso appartamento di CityLife

L’imprenditore al servizio dei clan viveva in un lussuoso appartamento di CityLife

Milano, 15 luglio 2020 - Spettacolare appartamento in una delle lussuose torri di Citylife firmata dall’archistar Zaha Hadid, una Porsche Cayenne nel parco auto e più di qualche conto in banca. Non male la vita di Francesco Maida, imprenditore dell’acciaio arrestato ieri e ritenuto organico al clan della ‘ndrangheta capeggiato da Lino Greco di San Mauro Marchesato, nel Crotonese, finito a San Vittore nell’ambito dell’inchiesta della Dda milanese.

Nel suo multilocale a cinque stelle Maida dava cene a cui hanno partecipato anche esponenti del clan come quella, riportata nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Simion, dell"ottobre 2017. Tra i commensali, quella sera, spiccavano Luigi Greco, "figlio secondogenito del boss Angelo" soprannominato Lino, suo cognato Francesco Cucè (fratello della moglie del capo clan), oltre a Luciano Mercuri e Giuseppe Arcuri - sodali di Maida nelle sue imprese e anche loro da ieri in cella - e a Giuseppe Maida, fratello del padrone di casa. "Nel corso della cena venivano trattati argomenti di estrema importanza", si legge nell’ordinanza. I ragionamenti svariavano dalla nuova misura cautelare notificata a Lino Greco a causa delle dichiarazioni di un collaboratore, alle valutazioni generali sui pentiti "considerati degli infami", alle "condizioni economiche del gruppo" ("dicono che abbiamo i miliardi... e tra un po’ non abbiamo i soldi per mangiare" diceva il figlio del boss evidentemente un po’ depresso).

Si parlava anche della "branca torinese del clan" con i suoi conflitti interni e dalla quale Maida si voleva staccare, e pure delle "regole derivanti dalla famiglia di origine". Certo Maida sa che la prudenza non è mai troppa. Per esempio, quando riceve delle minacce telefoniche da un albanese che ha coinvolto in certi affari e che perde le staffe arrivando addirittura a minacciare lui e la sua famiglia, l’imprenditore non riesce a capire dove quello possa aver trovato tutti quei particolari sui suoi figli. Poi lo scoprirà e sarà sua moglie a farne le spese, quando Maida capisce che l’albanese ha visto una foto di famiglia “postata“ dalla donna su Facebook- : "Hanno preso la foto di mia madre e dei bambini non so dove l’hanno presa... fammi vedere (...) Moglie: tua mamma ed i bambini perché c’è (...) Maida (urlando e sbattendo la mano sul tavolo) ... io ti devo ammazzare..questa qua... tratta da Facebook... mia mamma... l’hanno scaricata, l’hanno scaricata da Facebook... Sì... bella roba sei tu (in riferimento alla moglie) e mia mamma? Fammi vedere va... la mia foto non ce l’hanno perché io non ce l’ho... non ci sono in nessuna foto su Facebook ...".  

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