Milano e la voglia di impresa da ritrovare

Marco

Percoco*

Da qualche mese, al Museo del Novecento, sono esposte le tele più significative di Mario Sironi, un artista che ho sempre associato, in maniera didascalica, ad un futurismo della velocità. Ma, visitando l’esposizione, ciò che emerge con grande prepotenza, è il Sironi osservatore ed interprete delle città, che nel primo quarto del XX secolo iniziavano una mutazione strutturale. Le auto e le strade occupavano gli spazi urbani prima occupati da imbarcazioni e navigli, ma soprattutto grandi impianti industriali andavano modificando il paesaggio, il profilo estetico, oltre che economico, delle città. Da quei quadri, l’umanità è esclusa, come pure esclusa è dagli scorci della Milano industriale ed operosa, forse spersonalizzante, impressa nelle foto di Gabriele Basilico, ma c’è un fil rouge che lega Sironi a Basilico a “Rocco e i suoi fratelli” alla “Milano da bere”, ed è la grande voglia di “fare impresa”, un’attitudine che oggi necessita di nuova linfa e di nuovi stimoli. Un tempo era relativamente semplice avviare un’ìmpresa, dato un mercato potenziale. Ricordo una testimonianza di Carlo Vichi, fondatore della Mivar recentemente scomparso, in un corso di storia economica che seguivo da studente, in cui raccontava di come il suo successo fosse stato il frutto di un processo di imitazione più che di innovazione. Oggi, le nuove imprese necessitano non solo di bassi costi di produzione, ma anche di capacità innovativa, se non di innovazione sin da principio. Milano, dopo la sbornia da festival delle startup improbabili, deve consolidare il capitale imprenditoriale, alimentando con informazioni, dati, iniziative formative e culturali gli ecosistemi su cui ha un vantaggio comparato: il fintech e la mobilità sostenibile. Saranno l’ossatura economica della Milano dei prossimi anni, assieme al mondo del design, se riusciranno a generare nuove imprese ad un tasso molto elevato. Non v’è dubbio che il settore finanziario abbia ancora una straordinaria rilevanza per l’economia urbana. Le startup che renderanno vitale la città vanno cercate in questi due ecosistemi, ma vanno accompagnate nel percorso di crescita da un’amministrazione comunale che dovrà combattere, al fianco degli imprenditori, contro due nemici: la tentazione di confondere una app con un’impresa e una regolazione dei mercati troppo penalizzante per le imprese nuove.* Università Bocconi

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