Milano, donna uccisa nel parco di villa Litta: c'è un dna

Archiviato il fascicolo su un conoscente straniero: era l’unico indagato

l rilievi al parco di Villa Litta, dove la donna è stata uccisa (Newpress)

l rilievi al parco di Villa Litta, dove la donna è stata uccisa (Newpress)

Milano, 4 marzo 2018 - È ancora libero l’assassino di Marilena Negri, 67 anni, sgozzata al parco di villa Litta, poco prima delle sette del mattino del 22 novembre. La posizione di un giovane ucraino, unico indagato in questi mesi, sul quale si erano concentrati i sospetti degli investigatori, un uomo indicato dalla cerchia dei conoscenti, è stata archiviata qualche giorno fa. Ma un passo avanti nelle indagini è stato fatto: gli inquirenti hanno isolato sugli abiti di Marilena un dna giudicato «interessante», che se da un lato ha permesso di escludere il coinvolgimento dell’ucraino, dall’altro ha consentito agli inquirenti di rimettersi al lavoro partendo da un tassello in più.

Dai primi rilievi della Scientifica sembrava che l’assassino non avesse lasciato alcuna traccia e nemmeno Marilena portasse addosso i segni della difesa, perché la coltellata repentina del killer, e i guanti indossati da lei, avevano reso difficile l’isolamento di ogni traccia. Il dna resta quindi un interessante elemento, l’unico, da cui ripartire. Non c’è alcuna traccia, invece, della catenina strappata dal killer quella mattina. La polizia, su richiesta della pm Donata Costa, ha battuto a tappeto tutte le rivendite di oro usato e ha diffuso le immagini della catenina, l’unico bottino del killer.

Ma in quattro mesi nessuno si è fatto avanti, nemmeno per una segnalazione. Le telecamere di sorveglianza del parco di Villa Litta hanno ripreso il volto di un uomo che potrebbe essere l’assassino: la sagoma cammina veloce, via verso l’uscita del parco, in un orario compatibile con la morte di Marilena. Le telecamere che avrebbero potuto riprendere la sequenza di pochi secondi in cui si consumava l’omicidio quella mattina, invece, non funzionavano. Resta ancora aperta l’altra pista battuta a lunga dalla polizia, quella dell’uomo dell’Est Europa, lo stesso che avrebbe violentato una ragazza peruviana 30enne, pochi giorni prima dell’aggressione mortale a Marilena e lo stesso che avrebbe tentato di tagliare la gola a una mamma che passava spingendo la carrozzina. Le modalità di aggressione sono state le medesime.

L’uomo avrebbe puntato alla gola il coltello a entrambe le ragazze, sorprendendole alle spalle. In un caso, con la peruviana, è riuscita a trascinarla in un luogo appartato e a consumare la violenza, nell’altro è stata la mamma a divincolarsi, se l’è cavata con alcuni punti di sutura alla gola. Ma l’aggressore dell’Est non è mai stato trovato dalla polizia, forse fuggito lontano dopo l’omicidio. Resta un dna.

anna.giorgi@ilgiorno.net

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro