Milano, è psicosi tampone (gratis): tutti in fila senza prenotare

I “punti” di Policlinico e Niguarda assaltati da richieste fuori dalle regole. Asintomatici e squadre di calcio intasano i “corridoi“ riservati alle scuole

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di Giulia Bonezzi

Centinaia di persone in coda per un tampone gratuito del servizio sanitario nazionale senza avere una prenotazione e nemmeno un sintomo Covid-simile o un’indicazione del medico di base, che qualcuno tenta di bypassare addirittura telefonando al 112, il numero delle emergenze. O presentandosi direttamente al pronto soccorso (e rischiando di uscirne senza test ma col coronavirus, dopo essersi infilato nei percorsi “sporchi“ accanto ai sintomatici veri). Milanesi che si dichiarano asintomatici e subito dopo si offrono di firmare un’autodichiarazione di averli, i sintomi, quando viene negato loro il test del coronavirus. Sono racconti che Il Giorno ha raccolto ieri in alcuni ospedali dotati di punti tampone.

E tutti sottolineano che questi fenomeni costringono chi il tampone l’ha regolarmente prenotato, e se la caverebbe in pochi minuti perché c’è una provetta etichettata ad attenderlo, ad attendere in coda, magari coi sintomi, perché il personale anche ai “furbetti“ qualche domanda la pone, per escludere di mandar via qualcuno che avrebbe diritto o non è riuscito a prenotare. Benché un tampone gratuito, a chi ne ha diritto davvero per sintomi o contatti, oggi possa prenotarlo il medico di base o il pediatra e anche direttamente l’interessato o i suoi genitori, sul portale dell’Ats https:portaleinformativosalute.azurewebsites.netindex_self.php, purché il curante l’abbia segnalato inserendone il codice fiscale nel sistema di sorveglianza (anche il tampone di fine quarantena, se si è “contatto“ individuato in ambito scolastico).

E invece a Villa Marelli, punto tamponi del Niguarda, s’è vista persino una squadra di calcio intera spedita a intasare i “corridoi scolastici” riservati ad alunni e lavoratori che hanno avuto sintomi, i soli cui spetta l’accesso diretto col placet del medico o pediatra curante perché l’esito in giornata, in caso di positività, consente d’isolare la classe (di classi, a Milano, in un mese di lezioni ne sono state quarantenate tante che un paio di scuole, a quanto il Giorno apprende, rischiano di andare interamente in didattica a distanza). "Policlinico ora, questa è la coda di chi aveva un appuntamento. La coda dei senza appuntamento gira attorno all’ospedale", segnalava ieri I. su Facebook, postando il video di alcune signore impegnate in una vivace discussione a qualche centimetro dalle operatrici sanitarie negli ambulatori di via Pace.

Scene mai viste fino a tre giorni fa in punti tampone dove l’applicazione delle regole è sempre stata rigorosa. Il personale degli ambulatori della Ca’ Granda, che macina circa 400 tamponi prenotati al giorno, da sabato è costretto a gestire da 280 a 350 pretese quotidiane di persone che si autopresentano senza alcuna indicazione, nemmeno scolastica. Al Niguarda il drive-in appena riaperto e riservato ai prenotati non registra per ora grosse attese, ma al punto tamponi di Villa Marelli la settimana scorsa sono aumentate fino al 20% le persone in fila senza prenotazione né, in gran parte, diritto all’accesso diretto. Mentre ai drive-in del San Paolo e del San Carlo, dopo settimane di code chilometriche (la prassi di offrire test non scolastici senza prenotazione si è interrotta un mese fa), sono in aumento i tamponi prenotati, assicurano dall’Asst dei Santi: erano circa metà dei 420 e 350 test erogati ieri (inclusi gli scolastici) nei due drive-in; quanto alle squadre di calcio se n’è palesata una al San Paolo, ma per le vie regolari, cioè chiedendo ed ottenendo i test a pagamento.

La psicosi del tampone è un fenomeno molto recente, figlio dell’ultima impennata di contagi che spinge parecchi milanesi a procacciarsi un test "per stare tranquilli"; anche se il test fotografa il momento e si può risultare negativi oggi e positivi qualche giorno dopo perché il virus era in incubazione, com’è successo ai calciatori del Genoa in quella che l’infettivologo Matteo Bassetti ha definito "la Waterloo" dei tamponi a raffica come panacea antipandemia. Per questo non ha senso correre a chiederli per “tagliare” una quarantena, né crogiolarsi in un esito negativo che può indurre ad abbassare le difese.

"Il tampone è uno strumento di diagnosi - sottolinea Walter Bergamaschi, direttore dell’Ats -, e dev’essere una decisione clinica, anche per chi sceglie di farli a pagamento. Perciò è necessario rivolgersi sempre al proprio medico curante".

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