Incontro inaspettato sulle Ande, ecco i milanesi Flavio e Patrizia

Hanno lasciato il capoluogo lombardo nel 1990 e da allora hanno vissuto in mezzo mondo inseguendo il sogno di una vita più naturale

IN POSA  Flavio e Patrizia fuori dal Terrace Lodge

IN POSA Flavio e Patrizia fuori dal Terrace Lodge

Milano, 18 luglio 2018 - Putre è un villaggio di poco più di mille anime nel cuore del Cile del Nord, al confine con Perù e Bolivia. La città più vicina è Arica, a due ore e mezzo di curve, salite, discese, burroni, carovane di tir che arrancano verso La Paz, panorami marziani, una bellezza aspra e mozzafiato. Sullo sfondo, le Ande. Tutto si può immaginare tranne di trovare in questo sperduto paesino cileno, a 3.500 metri sul livello del mare, tra operai, agricoltori e pastori aymara, tra vulcani e lagune, due italiani. Di più, due lombardi. Di più, due milanesissimi (come spesso si può essere milanesi a Milano, di origini altre). Flavio D’Incà e Patrizia Sagone, 59 e 56 anni, da nove gestiscono un hotel, il Terrace Lodge. Hanno lasciato Milano nel 1990 e da allora hanno vissuto in mezzo mondo inseguendo il sogno di una vita più naturale. Incontrarli, in un tour on the road in Cile, è una carrambata.

Partiamo dalla vita milanese.

«Io sono cresciuto tra Sesto, Cinisello e Bellinzago – dice lui –. Patrizia a Milano. Ho fatto di tutto: recupero crediti, venditore, finché sono approdato alla Fotocronache Olympia, per la quale vendevo le foto ai quotidiani, compreso Il Giorno. Pian piano mi sono interessato alla fotografia e quando ho cambiato agenzia ho iniziato a sfruttare i giorni liberi per partire. Budapest, Praga, Polonia, Germania, anni intensi. Portavo con me Patrizia, per dividere le spese. Era la segretaria dell’agenzia, è diventata la mia fidanzata».

Nel 1990  in Malesia nella cucina costruita  da Flavio Sotto, il lago Chungarà
Nel 1990 in Malesia nella cucina costruita da Flavio Sotto, il lago Chungarà

«Mi sono stancato di vivere a Milano, nel ’90 ho detto a Patrizia “Voglio andare in Malesia”. A fine aprile ci siamo sposati, ad agosto eravamo lì. Avevamo poche lire, abbiamo preso in affitto un terreno e messo in piedi due stanze e qualche tavolino. Facevamo pizza, pasta, insalate. Dopo tre anni siamo andati in Portogallo, in Algarve, dove ho lavorato come fotografo. L’attentato alle Torri Gemelle nel 2001, però, ha affossato il mercato del turismo e non sapevamo che fare. Siamo stati un anno in Francia, poi ho avuto l’intuizione di tentare nei Paesi baltici, che stavano entrando in Europa. E così per tre anni abbiamo vissuto in Lituania».

L’ultima tappa è stata Putre. Come mai?

«È stata una scommessa. Ho studiato le statistiche e ho visto che in Cile il turismo stava crescendo, la criminalità era bassa e i costi discreti. La mia idea era di creare quattro, cinque stanze, e un ristorante. Non avevo molto, 80mila euro. Siamo finiti a Putre perché sapevo che c’era una certa nicchia di turisti che approda qui, più viaggiatori che turisti, persone flessibili, che hanno voglia di scoprire i dintorni: il parco nazionale Lauca, il lago Chungarà a 4.500 metri di altitudine, il salar de Surire, tutto il nord, immenso e maestoso. E poi c’è poca concorrenza. Abbiamo aperto nel 2009».

Il lago Chungarà
Il lago Chungarà

«I primi mesi andavamo a prendere le persone alla fermata del bus e li convincevamo a stare da noi. Poi a luglio del 2009 il boom, anche di italiani. Tra il 2009 e il 2011 eravamo così pieni che dovevo mandare via potenziali ospiti. Poi il calo. Ora ci stiamo riprendendo grazie anche al volo diretto Roma-Santiago».

Come state lì? L’Italia vi manca?

«Non vengo in Italia da sette anni, tanto. Quello che ci manca è il cibo, anche se compriamo un po’ di cose da un italiano che fa anche il cantante negli stadi. Putre è nella regione meno sviluppata, ma si sta bene. Qui mi chiamano don Flavio. Non ci sono attriti ma se qualcuno cerca di fare il furbo indago e denuncio».

Cosa pensano le vostre famiglie del vostro vagabondare?

«I miei mi hanno sempre lasciato libero, sono uno zingaro. Quando gli amici mi dicono che sono coraggioso rispondo che sono loro i coraggiosi, a rimanere dove sono lamentandosi sempre».

E adesso? Non vi fermerete qui...

«L’idea è di vendere la proprietà e ritirarci a sud, nella Regione dei laghi. Ma nel frattempo cerco personale, stagisti europei, giovani intraprendenti che abbiano voglia di imparare facendo un’esperienza fuori dal comune. Sa quanto è difficile trovarne? Lancio un appello, magari funziona...».

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