Migranti, Russiagate, camici: tutti i guai del Carroccio

Dai 49 milioni nel mirino della Procura di Genov all’emergenza Covid

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L’arresto di tre commercialisti della Lega, che cammina parallelamente a quella genovese sui 49 milioni di euro, è solo l’ultimo dei casi giudiziari che coinvolgono la Lega e, in alcuni casi, direttamente il suo leader Matteo Salvini. Quelli che hanno fatto più rumore hanno a che fare con la questione sbarchi: con i casi Open Arms, Diciotti, Gregoretti, Sea Watch3 e Alan Kurdi. Il 30 luglio scorso il Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per la vicenda Open Arms, che lo vede indagato di sequestro plurimo di persona aggravato e abuso d’atti d’ufficio. Ci sono, poi, le inchieste che non riguardano direttamente il leader della Lega, ma figure che gravitano intorno al partito, anche ovviamente con ruoli direttivi.

Il tesoriere della Lega, Giulio Centemero (nella foto), è stato rinviato a giudizio per un presunto finanziamento illecito da 40mila euro concordato, tra il 2015 e il 2016, con il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti. Una delle inchieste mediaticamente più rumorose che hanno coinvolto il mondo leghista è quella della procura sul "Russia-gate". In questo caso Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia, è indagato per corruzione internazionale per la vicenda relativa ai presunti fondi russi su cui si sarebbe trattato il 18 ottobre del 2018 all’hotel Metropol di Mosca. Inoltre, sotto inchiesta per autoriciclaggio sono anche il senatore ed ex sottosegretario della Lega, Armando Siri, indagato per due presunti mutui concessi dalla Banca Agricola Commerciale di San Marino al senatore (Siri è anche indagato per corruzione in relazione a una presunta tangente ricevuta da Paolo Arata, imprenditore considerato vicino al re dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto, a sua volta, legato a Matteo Messina Denaro. Fra le inchieste che coinvolgono la Lega c’è quella sul governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato per la fornitura di mezzo milione di camici da parte della società gestita dal cognato Andrea Dini e di cui la moglie detiene il 10 per cento. An.Gi.

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