Omicidio stradale, chiuse le indagini su Michele Bravi: il cantante rischia processo

Il 22 novembre scorso il vincitore di X-Factor fu coinvolto in un incidente mortale

Michele Bravi

Michele Bravi

Milano, 1 maggio 2019 - Andrà a processo con l’accusa di omicidio stradale il cantante 24enne Michele Bravi per l’incidente del 22 novembre nel quale è morta una donna di 58 anni in sella ad una moto. Nelle indagini il pm Alessandra Cerreti ha disposto una consulenza cinematica. Ora Bravi, che aveva già espresso il suo «profondo dolore» annullando tutti gli impegni, attraverso il legale Manuel Gabrielli, potrà depositare memorie o chiedere l’interrogatorio.

L’incidente era avvenuto la sera del 22 novembre. Bravi, vincitore di X Factor nel 2013 e che partecipò nel 2018 a Sanremo con “Il diario degli errori”, nonché autore del libro “Nella vita degli altri”, quella sera era alla guida di un’auto di una società di car sharing e, secondo quanto ricostruito dalle indagini della polizia locale, avrebbe effettuato un’inversione vietata in via Chinotto, a Milano, per immettersi nel senso di marcia opposto. In quel momento, però, stava arrivando la donna, in sella ad una Kawasaki, che non ha fatto in tempo a frenare e si è schiantata nella portiera dell’auto. È stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Carlo dove è morta circa un’ora dopo. Il cantante aveva subito chiamato i soccorsi.

Nel corso delle indagini, poi, il pm ha affidato ad un perito ingegnere una consulenza cinematica per ricostruire la dinamica dell’incidente e dalla relazione sarebbe emerso che il cantante avrebbe effettuato quella manovra senza sincerarsi se stesse arrivando qualcuno, mentre avrebbe dovuto guardare in quella direzione prima di girare. Era stato l’avvocato Gabrielli, legale del cantante, a comunicare che Bravi era rimasto coinvolto nell’incidente. Tramite il legale, il cantante aveva anche espresso subito il suo profondo dolore. «Ho bisogno di fare un passo indietro – aveva fatto sapere Bravi in quei giorni – lasciare che chi di dovere possa fare il proprio lavoro senza interferenze. Il silenzio è la forma di rispetto a cui affido tutti i miei pensieri». Dopo l’atto di chiusura delle indagini, che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, la difesa avrà venti giorni di tempo per depositare memorie o chiedere l’interrogatorio per l’indagato. 

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