Riapertura palestre, metà dei clienti mai tornati: le docce vietate non aiutano

Non è bastata la riapertura delle palestre per sciogliere tutti i nodi del fitness

Riapertura palestre, foto generica (Pasolini)

Riapertura palestre, foto generica (Pasolini)

Non è bastata la riapertura delle palestre per sciogliere tutti i nodi del fitness. La situazione della storica palestra Leonidas - in via Apelle, zona Gorla, aperta dal 1989 - è esemplare di quello che si sta verificando nel settore: "In questi primi dieci giorni sono tornati ad allenarsi la metà dei clienti, 150 su 300, alcuni corsi li abbiamo dovuti sospendere" racconta il gestore e preparatore atletico Leonardo Savoia, 58 anni.

Al calo della clientela corrisponde la diminuzione dei flussi di cassa. La riduzione della frequenza non è una novità a ridosso dell’estate ma quest’anno si va a sommare a un lungo periodo a "zero fatturato" a seguito dello stop alle attività sportive dal 26 ottobre: "La decisione di consentire la riapertura solo il 24 maggio è stata deleteria. Se fosse solo stata anticipata il primo maggio la gente avrebbe sottoscritto almeno un trimestrale per allenarsi fino a fine luglio. Adesso nessuno lo fa perché l’abbonamento scadrebbe in pieno agosto, quando tutti sono al mare". Va ancora peggio per le sottoscrizioni annuali: "Prevale l’attendismo perché si teme che il prossimo autunno si ripeta lo stesso copione di chiusure dell’anno scorso".

A inficiare la ripartenza anche il divieto delle docce, che ha disincentivato il ritorno della clientela in pausa pranzo. Sul web intanto si sono scatenate le proposte di abbonamento low cost "acchiappa-clienti": "Non bisogna farsi ingolosire dai prezzi ma dalla qualità della struttura e dall’attenzione degli allenatori. Chi si iscrive per un anno e viene abbandonato a sé con una scheda in mano difficilmente resiste dopo un mese" avverte il titolare della Leonidas.

Nella sua palestra il verbo del crossfit – l’allenamento che combina corpo libero e l’utilizzo di una serie di attrezzi che sta spopolando un po’ ovunque - non ha attecchito: "Il segreto di un buon allenamento è la variabilità. In ambito fisico il “monoteismo“ non funziona. Il crossfit è solo il nuovo nome del training che si faceva negli anni Settanta quando le macchine e i tapis roulant non esistevano e ci si doveva arrabattare in qualche modo. Per i gestori è una sicura fonte di risparmio: bastano 20mila euro per allestire uno spazio per l’allenamento funzionale mentre per dotarsi di macchine professionali servono almeno 200mila euro. Per quel che mi riguarda penso che sia una moda destinata ad essere ridimensionata. Come è successo con lo spinning: quindici anni fa sembrava che dovesse “spaccare“ il mondo. Adesso i più giovani non sanno neppure che cos’è…".

A.L.