Milano, altro che presidi per famiglie bisognose: "Mercati coperti? Prezzi da gioielleria"

I costi molto spesso alle stelle escludono proprio le famiglie bisognose dalle strutture che invece erano nate come presidio nei quartieri

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Milano - Per comprare la mortadella, salume popolare e low cost divenuto opzione gourmet, bisogna svuotare il portafoglio: 23,90 euro al chilo. L’emmental svizzero, formaggio adatto a tutti i palati, per grandi e bambini, costa 19,90 euro al chilo. Il pane arriva a 6,50 euro al chilo, mentre per comprare un litro di latte fresco è necessario sborsare due euro. Per non parlare della frutta esotica o fuori stagione: un mango solitario costa 7,90 euro. Ma anche gli ortaggi più comuni hanno prezzi alle stelle, per non parlare della carne e del pesce, nei Mercati comunali di Milano. "Prezzi da gioielleria mentre a Milano l’inflazione galoppa al 5% e il Covid ha allargato le fasce di povertà e gli sfratti", denuncia il sindacalista Usi Stefano Mansi, che sulla pagina Facebook “InComune“ ha esposto i risultati del monitoraggio sui costi.

Un salasso per fare la spesa, in particolare, nel mercato comunale coperto in zona Isola, al centro di quello che in passato era un quartiere popolare. I costi schizzano verso l’alto anche per generi alimentari comuni, non solo per prodotti d’eccellenza o specialità gastronomiche. "Sono diventati cibi per elite quando bisognerebbe tornare ai prezzi calmierati – riflette Mansi – i Mercati comunali sono nati per garantire pane, latte, verdure e carni ai cittadini che fanno fatica, non per escluderli. Servono piuttosto negozi di prossimità per gli anziani che non hanno l’auto e non riescono ad andare al supermercato". E interventi per le famiglie che, impoverite dalla crisi economica innescata dalla pandemia, fanno sempre più fatica a fare la spesa. Diecimila bambini in povertà alimentare, nella città con gli stipendi più alti d’Italia ma anche con le disuguaglianze più accentuate.

Poco meno di un terzo delle persone colpite dagli effetti del lockdown - secondo quanto emerge dall’ultimo report del Fondo San Giuseppe della Caritas Ambrosiana – non è riuscito ad approfittare della riapertura delle attività economiche per migliorare la propria condizione e, dunque, ha ancora bisogno di sostegno, anche per rifornirsi di generi alimentari di prima necessità. Fra le persone maggiormente in difficoltà ad agganciare la ripresa, gli stranieri con il 57,1% superano gli italiani (42,9%), la fascia di età più rappresentata è quella compresa tra i 35 e i 45 anni (38,3%), seguita da coloro che hanno tra i 45 e i 54 anni (31,3%); le coppie con 1 0 2 minori sono il 38,8% alle quali si aggiungono coloro che hanno più di due figli a carico 11,9%. Significativo rimane il peso dei cassaintegrati: sono il 44,1% sul totale di chi ha rinnovato la domanda di aiuto, una percentuale più alta rispetto al dato calcolato sul totale dei beneficiari (41%).  

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