Melloni, riapre il centro procreazione assistita

Lo spazio rinnovato dopo cinque mesi di ristrutturazione. "Ci sono coppie che hanno aspettato per fare il percorso con noi"

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di Giulia Bonezzi

Ci sono circa 150 coppie da richiamare in questi giorni all’Espa, centro di Endocrinologia, sterilità e Procreazione medicalmente assistita (Pma) dell’ospedale Macedonio Melloni. È rimasto chiuso cinque mesi per una ristrutturazione completa da 350 mila euro, adeguato agli standard che prevedono, ad esempio, la sala chirurgica in collegamento diretto col laboratorio di embriologia, ora dotato di attrezzature nuove e a sua volta collegato alla biobanca in cui sono conservati embrioni, spermatozoi e ovociti, compresi gli ovuli prelevati alle pazienti oncologiche per consentir loro di avere figli dopo la chemio.

Adesso riapre, il centro Pma pubblico del Melloni, battezzato il primo Ospedale della donna in Italia nel 2019: qui la tradizione delle cure della sterilità risale agli anni ’80, e accanto alle tecniche di fecondazione assistita omologa in vivo e in vitro (il centro è accreditato dal 2000 per la Pma di secondo livello) si pratica la chirurgia tubarica mininvasiva per chi sceglie una strada diversa, ricorda Michele Vignali, primario dell’Ostetricia e ginecologia del Pomm. Dal 2015 la responsabile dell’Espa è la dottoressa Valeria Liprandi, e in questi sette anni (che scontano, qui come altrove, lo stop forzato della pandemia soprattutto nel 2020) il centro ha avuto in cura circa duemila coppie, la metà con tecniche in vitro, 500 con Pma in vivo, con un tasso di gravidanze del 35% (una percentuale che va parametrata all’età media delle pazienti, 37 anni, ed è superiore alla media nazionale), e facendo nascere circa 400 bambini. Perché al Melloni, sottolinea Liprandi, "possiamo seguire l’intero percorso": chi vuole e può (tra le 400 coppie assistite ogni anno ne arrivano da fuori regione) può rimanere per la gravidanza, il post nascita, la pediatria. C’è un legame speciale con gli assistiti: dalle richieste che hanno esposto con un questionario nel 2019 è partito, superando in modalità on line l’ostacolo pandemico, un percorso psicologico che comincia con un incontro di gruppo, e può poi continuare, in coppia o da soli. "È importante condividere emozioni, capire di non essere soli", osserva Liprandi. Nei cinque mesi di stop causa lavori, spiega la dottoressa, "non abbiamo messo in lista d’attesa nuovi pazienti, ma abbiamo creato una lista di "intention to treat", offrendo diagnostica, certificazioni e la possibilità di concludere il percorso in un altro ospedale". Qualche coppia è andata, qualche donna è rimasta incinta naturalmente (non a tutti ma succede), "ma ci sono anche coppie che ci hanno aspettati, e questo è motivo di grande soddisfazione".

Oltre alla ristrutturazione del centro Pma, nell’Ospedale della donna è stato di recente ammodernato il blocco sale parto; sono in corso un maxipiano di adeguamento antincendio e la riqualificazione della terapia intensiva neonatale (progetto da due milioni) è "a buon punto", spiega Alessandro Visconti, direttore dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco cui appartiene il Melloni. A settembre dovrebbero iniziare i lavori al pronto soccorso ostetrico-ginecologico, grazie a un finanziamento di 406mila euro più 302mila di donazioni ricevute durante la pandemia. In programma poi ci sono la ristrutturazione dell’anatomia patologica (per 400mila euro) e della radiologia con macchinari all’avanguardia: un piano da oltre 3,3 milioni per il quale "pensiamo a una partnership pubblico-privato".

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