Melloni, stop agli adulti in pronto soccorso

Parte la riorganizzazione all’Asst Fatebene-Sacco. Al Pomm solo urgenze materno-infantili: diventerà un ospedale "di genere"

Macedonio Melloni

Macedonio Melloni

Milano, 31 ottobre 2019 - Al Macedonio Melloni il pronto soccorso «internistico», cioè per adulti che non siano donne con problemi di tipo ostetrico-ginecologico, chiuderà. E forse non saranno in molti ad accorgersene: 3.700 accessi all’anno, 15 di media al giorno e 4,2 a notte, il 92% codici bianchi e verdi. «Vicariamo la medicina del territorio – spiega Pietro Marino, direttore del dipartimento di Medicina d’urgenza dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco –, è un problema di appropriatezza». Sul caso era stata presentata un’interrogazione dal consigliere regionale di + Europa Michele Usuelli, per chieder conto della gestione notturna, «quando l’internista è solo reperibile», dei pazienti autopresentati. Perché da agosto le ambulanze non portano più al Pomm urgenze che non siano femminili o pediatriche, eppure il presidio ha il suo zoccolo di affezionati: la transizione «sarà gestita» assicura Marino, ad esempio garantendo un internista h24 nel reparto di degenza. Per la chiusura non c’è una data, ma è decisa: l’Asst vuole fare del Macedonio Melloni un ospedale «di genere», materno-infantile, all’interno di una riorganizzazione dell’azienda che nel 2016 ha unito il Sacco, il Buzzi, il Fatebenefratelli e il Pomm. I sindacati hanno già avuto un’informativa, e se la Fials ha espresso «preoccupazione», il Nursing up mette in fila una serie di «chiusure», annunciate o possibili: «Si fa il contrario di quel che dovrebbe fare un ospedale pubblico, aumentare i servizi», protesta il sindacalista Mauro D’Ambrosio.

La chiusura certa è quella delle degenze di Pediatria all’ospedale Sacco: da lunedì, oltre ai pediatri, rimarranno solo alcuni letti d’osservazione breve, i posti sono stati trasferiti a raddoppiare a 40 i letti del Buzzi nel nuovo Padiglione Recordati, finanziato con due milioni dalla Fondazione alla memoria dell’industriale farmaceutico. Il fantasma che aleggia sul Sacco – e contro il quale ha annunciato battaglia anche la Uil – è la chiusura del punto nascita, da 750 parti l’anno, sotto il limite di mille. Dall’Asst non negano di aver aperto un ragionamento, ma assicurano che qualsiasi decisione dipenderà dal gruppo di esperti che stanno ridisegnando i percorsi nascita per la Regione. Niente di deciso neppure sull’ultima «chiusura» paventata dal Nursing up, quella notturna del pronto soccorso dell’Oftalmico, altra calamita di codici minori, che potrebbe esser sostituito (solo di notte) dall’oculista reperibile dal Ps del Fatebene, coi pazienti riconvocati in ambulatorio l’indomani. Ma prima di valutare questa soluzione l’Asst attende l’esito del concorso che ha bandito per trovare otto oculisti. 

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