Medici in fuga, da Milano 500 l’anno fuori Ue

La denuncia del presidente dell’Ordine: "Sono persone di cui paghiamo la formazione, ma gli stipendi sono troppo bassi per trattenerli"

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Da Milano “scappano“ almeno cinquecento medici ogni anno solo verso Paesi extraeuropei, in cerca di una fortuna che può consistere nel sostegno finanziario alla propria ricerca o semplicemente in uno stipendio più alto garantito in uno stato del Golfo che paga a peso d’oro l’alta formazione dei camici bianchi italiani. A denunciare il fenomeno, in un’intervista all’Adnkronos Salute, è stato Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano.

Spiega, Rossi, che ogni giorno trova sulla sua scrivania almeno un paio di certificati di onorabilità professionale (Good Standing) da firmare: sono documenti che attestano l’inesistenza di impedimenti all’esercizio della professione, servono ai medici che vogliono andare all’estero a lavorare. "Noi firmiamo i Good Standing per chi è diretto in Paesi extraeuropei, per quelli europei li rilascia direttamente il Ministero. – chiarisce il presidente dell’Ordine –. Ogni volta mi viene il magone, perché significa che il sistema sanitario italiano ha fallito. Penso che per questo medico abbiamo pagato la formazione e ora lo perdiamo. Non facciamo niente per trattenere persone che formiamo qui in Italia, e bene perché sono apprezzate all’estero. Il conto a noi e gli altri Paesi ringraziano". Il fenomeno ha avuto "un crollo nei primi mesi della pandemia", ma poi, continua Rossi, "è ripartito alla grande". Le destinazioni più gettonate sono "in particolare gli Usa, e da 4-5 anni è iniziato un flusso consistente verso i Paesi arabi, principalmente Emirati e Qatar". Altra novità: "Negli ultimi anni almeno un terzo di questi certificati è per over 30, e ci sono richieste anche da 45-50enni". La motivazione della fuga secondo Rossi è "sempre la solita. Un ricercatore in Italia ha meno possibilità, all’estero ti danno gli strumenti, finanziamenti per iniziare a lavorare; da noi queste cose te le sogni. Non è più un fatto di baronie, il problema italiano ha a che fare con una questione economica". Nonostante la professione medica non sia certo la meno remunerativa nel nostro Paese, per il presidente dell’Ordine che è anche presidente regionale e provinciale dello Snami, sindacato particolarmente rappresentativo tra i medici di base, "anche il medico ospedaliero, il libero professionista, per non parlare del medico di famiglia, prendono uno stipendio molto inferiore a quello riconosciuto negli altri Paesi. I giornali sono pieni di politici che si stupiscono se i concorsi per trovare medici di famiglia vanno deserti. È che le spese legate alla professione sono talmente alte che ti rimane poco in tasca. Lo stesso vale per gli ospedalieri: se un direttore di dipartimento all’apice della carriera prende quattromila euro al mese, con tutte le responsabilità che ha, può preferire andare altrove. Sono anni che diciamo che il problema va affrontato". La gratitudine per i medici eroi della pandemia "fa piacere, ma non può morire tutto lì – conclude Rossi –. Se non ci si mette in testa che bisogna investire in sanità, i giovani continueranno ad andare a frotte all’estero. Se avessi trent’anni di meno andrei subito anch’io".Paolo Verri

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