Allarme sanità a Milano, mancano medici di famiglia e laboratori in periferia

La situazione dei quartieri Sud e Ovest, tra bandi lasciati deserti dai medici di base e lunghe trasferte per le analisi

Medico di base

Medico di base

Milano - La difficoltà nel sostituire un medico di base, soprattutto nei quartieri periferici, è un problema noto non solo ai milanesi. E la situazione durante la pandemia è pure peggiorata. Le cause sono diverse, dalla perdita di appeal della figura del medico di base tra i giovani laureati ai vincoli territoriali: in una città come Milano, i bandi per assegnare incarichi si svolgono su base municipale, e i medici possono aprire la propria sede nella zona che più ritengono vantaggiosa, spesso vicino al centro; l’Ats può “vincolare” l’apertura dello studio a singoli quartieri, ma non impedire che poi questi bandi vadano deserti nelle zone periferiche, lasciando le sedi vacanti. Una situazione che conoscono bene gli abitanti della periferia sud, una delle più scoperte in città. Prima dell’estate, Ats ha aperto tre nuove posizioni per medici di base a Chiesa Rossa e al Gratosoglio. Solo una è stata riempita.

"I medici di base che vanno in pensione spesso non vengono sostituiti - si sfoga Gianni Cavalcanti, del Comitato Cittadini per la Sanità Pubblica e Territoriale Milano Sud Ovest -. Ci rimettono sia i pazienti che i medici che devono sobbarcarsi un numero maggiore di pazienti". Non solo: il problema di molti anziani della Barona è che spesso il sostituto ha uno studio troppo lontano. Stesso copione a Muggiano: "Qui i tempi di attesa per ricevere una visita sono lunghissimi, fino a 15 giorni - spiega Giada Rinaldi, presidente del comitato di quartiere -. I medici nuovi non conoscono i pazienti, quindi impiegano del tempo per effettuare una visita conoscitiva".

Anche al Gratosoglio il problema è molto sentito: "Alcuni medici di base sono andati in pensione e non sono stati sostituiti - spiega Antonella Musella, residente -. Per chi è rimasto scoperto, il primo medico disponibile è a Basmetto. Chi è senza macchina non può andarci, penso per esempio agli anziani". Del problema sono a conoscenza anche gli uffici tecnici di Ats Metropolitana, che però precisano: "A Milano non ci sono ambiti carenti, nel senso che in ognuno dei nove Municipi i cittadini hanno possibilità di scegliere un medico di famiglia". Per quattro dei quartieri più "scoperti" - Giambellino, Barona, Ludovico il Moro e Bruzzano - la soluzione è stata trovata ed entro tre mesi i medici apriranno il proprio studio. Per gli altri, invece, Ats rivela che "la prossima settimana sarà pubblicato un bando straordinario per gli ambiti più critici, soprattutto nei comuni dell’area metropolitana". Quello dei medici di base però non è l’unico problema delle periferie milanesi. Spesso ciò che manca sono dei presidi di sanità territoriale. 

"Il nostro quartiere da anni non ha più un laboratorio di analisi - svela Luciana Casiraghi, presidente del comitato di quartiere di Quinto Romano -. Il centro più vicino a cui possiamo rivolgerci è all’ospedale San Carlo, ma per raggiungerlo dobbiamo prendere due mezzi pubblici". Una situazione simile si verifica anche a Figino: "Il nostro è un quartiere anziano, eppure non abbiamo un centro che faciliti la consegna degli esami medici - racconta Siro Palestra, del comitato di quartiere -. Attualmente abbiamo un gruppo di volontari che trasporta gli anziani in ospedale, però manca un vero punto di riferimento territoriale per la sanità". Al quartiere Olmi, invece, il problema è la mancanza di pediatri: "Qui ci sono tre scuole e un solo pediatra - svela Giada Rinaldi -. Molte famiglie sono costrette a portare i propri figli a Baggio o a Muggiano".

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