Coronavirus, a Milano l’abbraccio del presidente Mattarella. E si riparte

Requiem in Duomo in ricordo delle vittime del Covid e per il grazie ai medici e a chi non si è fermato

La Messa da Requiem nel Duomo di Milano

La Messa da Requiem nel Duomo di Milano

Milano, 5 settembre 2020 - l ricordo commosso delle vittime del Covid. L’omaggio doveroso ai lavoratori dei servizi essenziali, che non si sono mai fermati, nemmeno nei mesi più duri del lockdown: medici, infermieri, postini, cassieri dei supermercati, forze dell’ordine, autisti dei mezzi pubblici. E la fortissima voglia di ripartire.

In tre parole: il dolore, la gratitudine e la speranza. Il dolore per chi non c’è più, migliaia di persone portate via da una malattia che è ancora tra noi. La gratitudine per chi ha sfidato la paura nel periodo più buio, senza mai tirarsi indietro. E la speranza nel futuro, nonostante le indubbie difficoltà. Ecco il manifesto della serata-evento del Duomo di Milano, dove ieri sera i professori d’orchestra e i coristi della Scala hanno eseguito la Messa da Requiem, diretti dal maestro Riccardo Chaillly e alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una serata chiusa da un lunghissimo applauso con standing ovation. Ingressi scaglionati, misurazione della temperatura all’ingresso della Cattedrale e posti rigorosamente assegnati sulle panchine: massimo due persone alle estremità, un foglio indica dove non è possibile sedersi, a meno che non si sia congiunti. Tutti indossano rigorosamente la mascherina, anche i musicisti di via Filodrammatici (fiati a parte per ovvie ragioni), a dispetto delle attese: «Ce lo ha chiesto il Quirinale e tutti si sono trovati d’accordo – la spiegazione del sovrintendente del Piermarini Dominique Meyer –. Siamo tutti coscienti del carattere storico di questo concerto».

Qualche minuto prima delle 20.30, in perfetto orario sul protocollo della vigilia, arriva il Capo dello Stato: entra dall’ingresso laterale, quello che affaccia su via Cardinal Martini, e dalle transenne si sentono le urla dei passanti che lo ringraziano della sua presenza in città. Mattarella si accomoda in prima fila, nel silenzio generale dei 600 presenti. Un silenzio rispettoso che all’improvviso fa tornare bene alla mente perché Milano e i suoi simboli più conosciuti al mondo, il Duomo e la Scala, hanno deciso di ricominciare dal Requiem: per non dimenticare i morti del coronavirus, «lo strazio della perdita», per dirla con le parole del sindaco Giuseppe Sala. «Questa terra porta qui stasera le sue ferite, i suoi troppi morti, i troppi malati», scandisce l’arcivescovo Mario Delpini, ma anche «le umiliazioni dell’impotenza, le meschinità delle beghe, la banalità dei discorsi, le contrapposizioni pretestuose, mentre sarebbe necessaria un’alleanza, una coralità per affrontare insieme le sfide e le lacrime di questo tempo». Senza dimenticare però la «fierezza, perché questa terra lombarda e questa città sanno raccogliere le forze e far fronte». 

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