Bimbi e scuola, l'appello del pedagogista: "Via mascherine in aula, basta bolle d'ansia"

Con il lockdown figli iper-accuditi: hanno perso le autonomie

Scuola elementare

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"Si è passati da una “bolla di sicurezza“ a una “bolla ansiogena“: i bambini stanno continuando a soffrire dentro una situazione emotivamente piena di angoscia". A scuola come a casa. A chiedere una svolta è il pedagogista Daniele Novara del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. Ha curato con Marta Versiglia la nuova collana di guide pratiche per i genitori "Io imparo" (Bur Rizzoli) "perché c’è un altro tema che è emerso durante il lockdown e perdura: la perdita di autonomie nelle attività della vita quotidiana specialmente per i bambini fino a 6 anni, dall’addormentarsi da soli al tenere in ordine, dal lavarsi ad interagire con i coetanei, anche nel litigare". Per gli adulti si è parlato di “effetto grotta“. Nei bimbi c’è stato un effetto "campana di vetro"? "Sono rimasti chiusi in casa per mesi con madri che magari hanno abbandonato il lavoro per poter prendersi cura di loro. C’è stato un iperaccudimento, anche ossessivo, che di fatto ha ridotto le autonomie. Sono aumentati i bambini tra i 3 e i 6 anni che sono tornati nel lettone: basta un brutto sogno (ed è normalissimo sognare animali spaventosi alla loro età) e li si accoglie senza riserve, abbracciandoli tutta notte come koala. Ma questo disattiva le loro autonomie, la capacità di addormentarsi e di dormire da soli. Sono state disattivate anche le competenze sociali. E questo è pericolosissimo. Il genitore non deve sostituirsi al bambino, altrimenti gli si fa un danno". La scuola dell’infanzia aiuta anche a coltivare l’autonomia. "E dovrebbe essere obbligatoria. C’è un tasso di frequenza del 91-92%: significa che ancora uno su 10 non va alla scuola materna ed è un vulnus per l’apprendimento della cittadinanza. E i nidi dovrennero essere gratuiti, perché non è possibile che la percentuale di frequenza sia ferma al 27% e in alcune regioni al 3%". Gli effetti del lockdown si sentono ancora nei bambini? "Sì. E tanti genitori hanno evitato i centri estivi, sento ancora madri che non portano il figlio alla scuola materna per il secondo anno consecutivo per paura del Covid. Il rientro si fa problematico. Il bambino assorbe tutto quello che l’adulto vive, senza difese: paure, angosce, sensazione di morte. Il concetto di salute però deve andare oltre la protezione da un virus, bisogna costruire un benessere più organico. I bambini devono uscire dal “nido materno“". Anche l’educazione parentale, la scuola in casa, è triplicata con la pandemia in Lombardia. "Un dato che è ambivalente: da un lato può essere un altro effetto dell’iperprotezione di genitori ancora preoccupati del contagio, dall’altro l’esatto contrario, il triplicarsi dell’homeschooling si può spiegare con le restrizioni che ci sono ancora a scuola, mascherine, distanziamento, l’impossibilità di giocare insieme. Sia chiaro, io sono contrario ai genitori-maestri, ma la scuola si è trasformata in un ospedale, anzi peggio. Pure in alcuni reparti di pediatria non tengono più le mascherine... qui c’è un accanimento sulle restrizioni, tipicamente italiano. Si stanno facendo degli errori. La “scuola Covid“ non funziona più, bisogna tornare gradualmente alla normalità, ci sono dati che lo consentono. La salute dei bambini va garantita a 360 gradi". Come? "Almeno vanno tolte le mascherine in classe. Si perde il volto e il volto è tutto. Gli adulti dovrebbero considerare che le restrizioni sui bambini hanno un valore dieci volte superiore rispetto all’età adulta. E se penso ai Comuni che vietavano il parco giochi ai bambini... sarebbero da denunciare. Adesso bisogna considerare i bisogni dei più piccoli. E chi fa di questi richiami non deve essere bollato come disfattista. Perché siamo in una situazioni migliore rispetto allo scorso anno, per i vaccini, perché il virus si sta attenuando. Venerdì in studio avevo solo casi di tentativi di suicidio di bambini: che futuro è questo? Bisogna intervenire, facendoli tornare il più possibile alla normalità scolastica e alla loro vita. Altrimenti è una guerra ai bambini. Basta con le “bolle di paura“".

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