Maroni, "Ecco perché non si è ricandidato"

Un anno all’ex governatore per l’incarico alla Carluccio in Eupolis. Assoluzione invece per il viaggio Expo. Pd e Cinque Stelle all’attacco

Roberto Maroni

Roberto Maroni

Milano, 19 giugno 2018 - Secondo il Pd si è ora capito il motivo per il quale Roberto Maroni rinunciò a ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia per le elezioni del 4 marzo scorso. Il Movimento 5 Stelle (M5S), invece, contesta all’ex governatore di aver commesso «un torto verso tutti i lombardi». Tesi e reazioni provocate dalla sentenza emessa ieri dai giudici della quarta sezione penale di Milano, una sentenza che condanna l’ex numero uno di Palazzo Lombardia ad un anno di reclusione e 450 euro di multa, con pena sospesa, per il reato di «turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente» per le pressioni esercitate per far ottenere un contratto di collaborazione con Eupolis, ente di ricerca della Regione, all’ex collaboratrice Mara Carluccio. Lo stesso Maroni è stato invece assolto dal reato di «induzione indebita» per le presunte pressioni mirate invece a far ottenere un viaggio a Tokyo per Expo a Maria Grazia Paturzo.

La difesa dell’ex presidente ha già fatto sapere che ricorrerà in appello contro la sentenza di primo grado. Il primo ad uscire allo scoperto è proprio Maroni: «Dopo 4 anni di processo sono stato condannato per una raccomandazione mai fatta! Viva la giustizia giusta», scrive su Twitter. Poi eccolo anche su Facebook: «Vengo assolto e condannato allo stesso tempo. Un colpo al cerchio e una alla botte. Mi va di commentare così, con una battuta, la decisione del tribunale che mi assolve dal reato più grave, l’induzione indebita, e mi condanna per una raccomandazione mai fatta. Sono deluso ma non mi scoraggio: ribadisco la mia totale estraneità a qualsiasi comportamento illecito e proprio per questo sono certo che in appello sarò assolto».

Di tutt’altro segno le dichiarazioni che arrivano dal Pd e dal Movimento 5 Stelle. «Adesso è chiaro perché Maroni non si è ricandidato alla presidenza della Regione – rimarca Fabio Pizzul, capogruppo dei Dem in Consiglio regionale –. Dopo innumerevoli rinvii e dilazioni ottenute con ogni mezzo dall’avvocato della difesa, il processo è arrivato al termine, con la condanna dell’ex presidente accompagnata dall’interdizione dai pubblici uffici estesa anche al suo ex capo segreteria Giacomo Ciriello e all’ex segretario generale della Regione, Andrea Gibelli, attuale presidente di Ferrovie Nord Milano. Se Maroni oggi fosse stato presidente di Regione Lombardia avrebbe messo in imbarazzo tutti i lombardi. Si è chiusa così, almeno dal punto di vista giudiziario, una stagione di scandali che non ha certo fatto onore alla Regione». «È assurdo che Maroni si dica deluso – attacca Dario Violi, consigliere regionale del M5S –. Ad essere delusi e danneggiati sono i lombardi. Le pressioni per le assunzioni nelle società pubbliche sono vergognose. Il sistema di raccomandazioni è offensivo per chi partecipa ai bandi e, nonostante si meriti il posto di lavoro, è scavalcato da altri. Assumere raccomandati nelle partecipate della regione è un torto verso tutti i lombardi».

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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