Mare vecchio Storia dei dannati e di tutti noi

Maria Rita

Parsi

Chi fugge da ciò che lo spaventa e lo opprime cerca un rifugio sicuro dove ripararsi. Così fanno i migranti, quei “dannati della terra” ,intenzionati a rompere la prigionia delle “scosse elettriche” della povertà, della fame, dell’illegalità, della guerra, della violenza da cui sono perseguitati. Questo intende raccontarci, già dal suo primo libro libro “ Mare vecchio” ( Gruppo editoriale Viator, 2012) raccontarci, la scrittrice Donatella Corridore, utilizzando la forza evocativa e vincente del mare. Una forza, però, ingovernabile e penalizzante se non adeguatamente, prevista e gestita. E lo fa per introdurre il tema a lei più caro: i migranti. Infatti, nel suo secondo romanzo “Il mare tra le terre” ( Edibus, 2015)ancor più coinvolgente e ben scritto del primo, la Corridore affronta, in tempi non sospetti, la drammatica condizione di questi esseri umani in fuga, sospesi tra la speranza di vita e il pericolo , assai spesso, ahimè!, di morire “E’ lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il più spregevole dei comportamenti umani- scrive,pertanto, a Corridore-Ma cos’è l’umanità? Qualcosa che, evidentemente, abbiamo dimenticato, dal momento che di “humanitas” si parla già nel II sec. A.C. quando, nel Circolo degli Scipioni, si sostenevano gli ideali di “attenzione e vicendevole cura benevola tra gli uomini”. In tanto degrado, c’è,poi, qualcosa che lascia senza fiato: da un lato, gli occhi smarriti di uomini, donne e bambini che mettono in gioco la loro vita, affrontando, per sottrarsi a torture e violenze, il caldo, il freddo, la fame, le malattie, il deserto , la morte in mare; dall’altro, gli occhi dei nostri militari, lasciati soli dall’Europa . E, in quegli occhi, ho visto quello che, già nel II sec. A.C., uomini saggi avevano scoperto essere necessario mettere in atto: l’attenzione e la cura benevola tra gli uomini! Perchè non si può e non si deve mai dimenticare che “i migranti” siamo noi!” E, personalmente, vorrei aggiungere che la loro sorte di persone in fuga, a rischio di ogni drammatico risvolto, è speculare a ciò che umanamente fa più paura a ciascuno di noi e ad ogni collettività umana. Ovvero, essere sradicati da luoghi amati e conosciuti, perdere ogni fiducia ed orientamento, essere in balia di chi ti offre una salvifica guida soltanto per sfruttarti ed è deciso a buttarti a mare e a farti annegare.

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