Mantovani e Garavaglia, è finita Il Pg non ricorre in Cassazione

Definitive l’assoluzione in Appello dell’ex numero 2 del Pirellone e la conferma di quella per il ministro leghista

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Niente ricorso per Cassazione e caso chiuso. Sono destinate a diventare definitive, tra qualche settimana, le assoluzioni decise a marzo dalla corte d’appello, ribaltando il verdetto di primo grado, per l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani e altre otto persone. E anche quelle confermate dai giudici di secondo grado per il ministro del Turismo ed esponente della Lega Massimo Garavaglia e per un altro imputato.

La Procura generale non ha infatti intenzione di ricorrere contro la sentenza che, a sorpresa, ha spazzato via le accuse a carico degli imputati, tra cui Mantovani che era finito in carcere per corruzione, concussione e turbativa d’asta nel 2015 ed era stato condannato a 5 anni e mezzo dal tribunale, prima di essere assolto con formula piena da tutte le imputazioni.

Stando a quanto detto in sede di requisitoria dal pm del primo grado Giovanni Polizzi, Mantovani sarebbe stato a capo di un “sistema di favori”, gestendo un “groviglio di interessi pubblici e privati che si concentrava nella sua figura, un sistema gestito anche dal suo entourage e dalle sue persone di fiducia".

E non ci sarà ricorso in Cassazioner nemmeno contro la conferma dell’assoluzione per Garavaglia che era imputato per una presunta turbativa d’asta, assieme a Mantovani e altri, che gli veniva contestata come ex assessore lombardo all’Economia. La Procura generale avrebbe deciso di non impugnare perché non ci sarebbero sufficienti “spazi“ dato che per alcune imputazioni c’è stato un doppio verdetto di assoluzione e altre sarebbero vicine alla prescrizione.

E sarebbe complicata la strada per sollevare in Cassazione vizi sulle motivazioni. Proprio dalle motivazioni, depositate il 10 giugno, era emerso, tra le altre cose, che un’intercettazione, che secondo il tribunale era la "prova regina" di un presunto accordo corruttivo, riascoltata nel processo d’appello era suonata in modo del tutto diverso. E riletta in quel modo aveva fatto cadere, con altri elementi, una delle tesi d’accusa su Mantovani. Nella sua requisitoria il sostituto pg Massimo Gaballo aveva chiesto la condanna a un anno e 6 mesi per il ministro Garavaglia, e quella di Mantovani a 5 anni e 6 mesi per corruzione, concussione e turbativa d’asta.

Nell’episodio che li ruguardava entrambi, Mantovani e Garavaglia erano accusati, secondo la ricostruzione della pubblica accusa poi smentita dai giudici, di aver dato direttive per aggiustare una gara relativa al servizio di trasporto per i pazienti dializzati.

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