Mancano educatori, il Comune taglia il post scuola

Servizio soppresso dal 10 gennaio nei nidi e nelle scuole dell’infanzia: ci rimettono 5mila bambini. Associazioni e genitori in rivolta

di Giambattista Anastasio

Il Comune ha deciso di sospendere dal 10 gennaio il servizio del post scuola nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, quindi nelle strutture frequentate dai bambini fino ai 6 anni di età. Una decisione che scatena la protesta delle associazioni per la difesa della scuola pubblica e delle famiglie. Ma che non stupisce. Su queste pagine, nelle scorse settimane, avevamo riportato come negli asili comunali già da qualche mese non si riuscisse a garantire ai bambini l’orario completo e come i genitori fossero avvisati solo all’ultimo momento delle riduzioni di orario, con ovvi disagi. Una situazione dovuta alla mancanza di educatori. Alle annose difficoltà nel reclutarli nei tempi dovuti e per il tempo che serve, si sono aggiunte le conseguenze della pandemia: l’aumento dei contagi e delle quarantene riduce la disponibilità di personale, le norme di prevenzione del contagio accentuano le carenze di personale perché vietano di unire bambini di sezioni diverse, quindi, terzo elemento, tra gli educatori c’è chi non ha provveduto a vaccinarsi e, ancora, tra i precari c’è chi rinuncia a sostituire colleghi in malattia per Covid.

Un altro fattore al quale si era già accennato è proprio la riattivazione del doposcuola, un servizio richiesto a gran voce dai genitori perché permette di far restare all’asilo i bambini fino alle 18.30 e meglio conciliare famiglia e lavoro. Un servizio che, però, accentua a sua volta i problemi perché comporta un aumento dei turni da coprire. E Anna Scavuzzo, vicesindaco con delega all’Istruzione, ieri ha deciso di intervenire proprio sul post scuola, sospendendolo dal 10 gennaio per nidi e scuole dell’infanzia. "Dopo attenta analisi si è proceduto con l’obiettivo di assicurare il più possibile il servizio ordinario – spiega Scavuzzo –, che ad oggi coinvolge circa 30mila bambine e bambini in tutta la città. L’obbligo vaccinale e l’aumento dei contagi ha comportato molte assenze e il rischio di un’ulteriore contrazione del servizio ordinario è ancora concreto. A ciò si aggiunge l’ingresso della Lombardia in zona gialla, che rende impossibile la pratica della cosiddetta sovrapposizione tra bolle per comporre i gruppi di post scuola di nidi e infanzia. La sospensione del servizio è inevitabile". Ad oggi sono 5.000 le bambine e bambini che frequentano il post scuola su 30.000. Gli educatori sono 3.200. Una decisione che provoca rabbia e delusione. "Si è passati da un servizio a singhiozzo ad un servizio soppresso – sintetizza Chiara Ponzini, una delle coordinatrici milanesi del movimento “Priorità alla Scuola“ –. Non ci stupiamo ma è una scelta inaccettabile perché il post scuola rientra nel welfare di base e sopprimerlo, per lo più in assenza di provvedimenti governativi sullo smartworking, significa far pagare ancora una volta la pandemia alle famiglie ed in particolare alla donne lavoratrici".

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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