Mai così tanti morti dal secondo dopoguerra

L’Istat: più 9% della mortalità. Lombardia più colpita con Piemonte e Val D’Aosta. Il giorno più nero è il 28 marzo del 2020 quando si registrarono 928 decessi

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Era dal secondo dopoguerra che non si contavano così tanti morti e la Lombardia si conferma in testa alle aree più colpite. Il bilancio nero arriva dall’Istat e dall’Iss, nel report sull’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente nel 2020 e nel periodo gennaio-aprile 2021. "Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra". Sono stati 746.146 i decessi, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). "Considerando le variazioni nei tassi standardizzati di mortalità – spiegano dall’Istat – ottenuti rapportando i decessi alla popolazione a parità di struttura per età, la mortalità ha registrato nel 2020 un aumento del 9%, a livello nazionale rispetto alla media del quinquennio 2015-2019". Le regioni che riportano aumenti significativamente più alti della media nazionale sono il Piemonte, la Valle D’Aosta, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento. Considerando tutto il 2020, il 60% dei casi di positività al Covid e il 71% dei decessi si è concentrato al Nord. Alla regione Lombardia il triste primato: è stata quella che durante tutto l’anno ha riportato il maggior numeri di casi e, di conseguenza, di decessi per Covid-19. Bergamo si conferma la provincia con la più alta mortalità generale rispetto agli anni precedenti, seguita da Cremona, Lodi e Piacenza. Nel Centro, la Provincia con il più alto tasso di mortalità rispetto al periodo di riferimento 2015-2019 è stata Pesaro Urbino, mentre al Mezzogiorno la più colpita è stata Foggia. Viaggia in controtendenza il Lazio, unica Regione a riportare un tasso di mortalità nel 2020 leggermente inferiore al quinquennio precede. Dal report emerge anche il giorno più nero: 28 marzo 2020, con 928 morti. E la conferma del fatto che il genere maschile sia il più colpito come pure la fascia di età fra i 65 e i 79 anni, in cui una morte su cinque è attribuibile al Covid-19.

"Analizzando la diffusione del virus nei primi mesi del 2021, le Province con il maggior tasso di incidenza sono state quelle del versante Nord-orientale: Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini, Bolzano.

Da inizio pandemia fino al 30 aprile 2021, in Italia, sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 4.035.367 casi positivi di Covid-19 diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale (data di estrazione della base dati della Sorveglianza Integrata 26 maggio 2021), di cui 1.867.940 nei primi quattro mesi del 2021, il 46% del totale. "Sempre dall’inizio dell’epidemia, nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrato Covid-19 dell’ISS, sono stati registrati 120.628 decessi di persone positive al Covid-19 con data di evento entro il 30 aprile 2020", emerge dal rapporto Istat-Iss.

Si apre il nuovo capitolo: il secondo rapporto dell’Iss sull’impatto della vaccinazione Covid-19 nella popolazione italiana "ha evidenziato una riduzione progressiva del rischio di infezione da Sars-CoV-2, di ricovero e di decesso". Alla data del 7 giugno 2021 in Italia sono state somministrate 38.178.684 dosi di vaccino per la prevenzione dell’infezione da Sars-CoV-2, con un totale di 13.028.350 persone che hanno ricevuto il ciclo completo.

Re.Mi.

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