"Clan con metodo imprenditoriale", nel mirino i fondi di Pnrr e Olimpiadi

Milano: report dell’Antimafia sul secondo semestre 2021. Sotto i riflettori il "capitale sociale" della criminalità

Agenti Dia in azione (Ansa)

Agenti Dia in azione (Ansa)

«Permane il rischio che i sodalizi più evoluti e con una maggiore vocazione “imprenditoriale”, avendo la capacità di adattarsi rapidamente ai mutamenti socio-economici, sappiano approfittare delle nuove opportunità di investimento, inserendosi nel circuito dei finanziamenti anche con forme di “assistenza sociale” alternativa. La loro più marcata propensione è quella di comprendere tempestivamente ogni variazione dell’ordine economico e di trarne il massimo beneficio". L’allarme non è nuovo, anzi rientra nel solco di una tendenza consolidata da anni: quella che racconta di organizzazioni mafiose che sembrano "non contemplare il sistematico ricorso a manifestazioni violente e al contempo denotano un’efficace capacità di adattamento e resilienza", con l’adozione di "modelli imprenditoriali" e il ricorso al "capitale sociale" di professionisti apparentemente estranei alle logiche criminali. Un sistema da disinnescare anche per proteggere i fondi del Pnrr e gli investimenti legati alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026.

Il report

La fotografia più aggiornata della malavita in Lombardia è scattata dall’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, che si è concentrata sul semestre compreso tra giugno e dicembre del 2021. Gli esperti parlano di "mutazione strategica" e di "processo evolutivo generazionale" per tratteggiare l’identikit dei mafiosi contemporanei, che peraltro hanno dato prova di preferire nella seconda metà dell’anno scorso attività illecite punite con sanzioni meno gravi rispetto ad altre: dal traffico di rifiuti alle fatturazioni per operazioni inesistenti, dalle truffe alle false compensazioni di crediti tributari. A farla da padrone è sempre la ’ndrangheta (con i suoi 25 locali): basti dire che, su 27 interdittive disposte dalle Prefetture regionali in sei mesi, 20 (il 74% del totale) hanno riguardato "società con profili di criticità riconducibili" ai clan calabresi, seguite a distanza siderale da imprese legate alla camorra (3) e alla mafia (2).

I provvedimenti

Se restringiamo il campo a Milano e provincia, sono stati 6 i provvedimenti (uno al mese) emessi da Palazzo Diotti per bloccare altrettante attività ritenute sotto il controllo della criminalità: a luglio è arrivato un diniego di iscrizione nella white list a un’azienda specializzata nella fornitura di ferro lavorato che presentava "collegamenti sostanziali" con altre società interdette con sede legale in Calabria; il 28 settembre è stata la volta di un’impresa guidata da un uomo con precedenti penali per gestione di rifiuti non autorizzata e parente stretto di esponenti di spicco della ’ndrangheta. E ancora: il 20 ottobre 2021, è stata colpita un’azienda attiva nel trasporto merci (il gestore di fatto era un condannato per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso), mentre il 2 novembre è toccato al ristorante diretto da un ex sorvegliato speciale. A dicembre, le ultime due interdittive ad altrettante pizzerie legate alla camorra.

 

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