Macerie sversate tra Val Tidone e Parco Sud

Inchiesta dei carabinieri sul sindaco di Opera: il sistema di smaltimento illecito di rifiuti stradali. "Sai quanti soldi risparmiamo"

Carabinieri davanti al comune di Opera

Carabinieri davanti al comune di Opera

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L’affaire delle mascherine sottratte a ospiti e personale della rsa Mirasole di Noverasco è certamente quello che più indigna. Tuttavia, negli atti dell’inchiesta che ieri ha portato ai domiciliari il sindaco di Opera Antonino Nucera (sospeso dal prefetto Renato Saccone), c’è un capitolo altrettanto inquietante: quello del traffico illecito di rifiuti messo in piedi dagli imprenditori "amici" Giuseppe Marino e Giuseppe Corona. Stando alle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal colonnello Michele Miulli e dal tenente colonnello Antonio Coppola, i due avrebbero sistematicamente smaltito illegalmente ingenti quantitativi di "fresato d’asfalto" e altre macerie (fino a mille tonnellate per un risparmio tra 11mila e 16mila euro), accumulati "con la realizzazione dei lavori di rifacimento stradale".

Partiamo dalle regole (violate), elencate nelle annotazioni dei militari di via Moscova, coordinati dagli aggiunti Alessandra Dolci e Maurizio Romanelli, dai pm Silvia Bonardi e Stefano Civardi e dal capitano Michele Mezzetti: il "conglomerato bitumoso" alias "fresato d’asfalto" viene "recuperato mediante fresatura degli strati del rivestimento stradale e, se non utilizzato come materiale costituente per miscele bituminose prodotte in impianto a caldo, è normalmente considerato “rifiuto speciale“, in quanto proveniente dalla lavorazione del petrolio, sostanza contaminata e in grado di apportare ulteriore variazione al territorio ove è inserita". Di conseguenza, "è previsto un codice Eer (Elenco europeo rifiuti) per il fresato d’asfalto e sono state codificate norme affinché, tramite recupero presso impianti autorizzati, venga a cessare la qualifica di rifiuto". Due le strade: riutilizzo come "materia prima" o smaltimento "in discarica autorizzata". La Marino Costruzioni srl ha scelto la terza via: stoccare-sotterrare-riutilizzare, "omettendo verifiche e procedure previste per legge". In un caso, i lavoratori dell’azienda, su input dei superiori, hanno momentaneamente accumulato i rifiuti da manutenzione strade in un’area comunale di Opera per poi interrarli "negli scavi lungo la Val Tidone", dove la Marino era impegnata nella realizzazione di una "passerella ciclopedonale". "Domani glielo dico a Tonino – dice Corona a Marino – là poi, man mano che arriva arriva... il macinato lo mescoliamo e fuori dalle palle! Sai quanti soldi ci risparmiamo". E ancora: il fresato sarebbe stato utilizzato pure per asfaltare un’area della Croce Rossa destinata ad accogliere una tensostruttura. Senza dimenticare i depositi in "aree cascinali dedicate ad allevamento e agricoltura" del Parco Sud, con la complicità dei proprietari.

Lo stesso metodo sarebbe stato utilizzato, per ammissione degli stessi indagati intercettati, anche per i rifiuti "dei lavori effettuati a Scalo Milano", outlet di Locate Triulzi, e in una palestra dello stesso Comune dell’hinterland. Ovviamente, gli imprenditori sapevano benissimo di aver saltato tutti i passaggi previsti dalla normativa; e di conseguenza si cautelavano, spesso solo dopo i controlli di Arpa e forze dell’ordine, attraverso "l’artificiosa compilazione e timbratura di formulari" fittizi e retrodatati per trattamenti mai eseguiti. Chi li forniva? Stando a quanto accertato, Marino e Corona si sarebbero rivolti in varie occasioni a Emanuele Giovanni Steffenini, direttore della Colombo Severo di Borgo San Giovanni, William Giuseppe Bresciani, amministratore della Ecoinerti srl con sede in via San Dionigi, e Francesco Fucci della Fucci Asfalti di Cernusco sul Naviglio.

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