Enrico
Beruschi
Giorni fa viaggiavo allegramente sull’autostrada, tornando a casa, e la mia fida Radio Italia anni ’60 mi trasmette quella famosa canzoni di Lucio Dalla e Antonello Venditti: Ma come fanno i marinai... Bellissima, orecchiabile, con un po’ di doppio senso, anche spinto per quei tempi, ma ricordo piacevole. Nella testa del viaggiatore e guidatore solitario, mi è venuto in mente: ma come fanno i cantanti a ricordarsi le parole delle canzoni o, peggio, dei pezzi lirici. Quelle poche volte, che mi sono cimentato ho tremato: l’episodio più conosciuto è quando, nel ’79, sono andato al Festival di Sanremo, l’applauso dell’Ariston mi ha paralizzato e la prima strofetta è fuggita dalla mia mente; per fortuna ho avuto la presenza di spirito di biascicare qualcosa; i tecnici della Rai temevano dei guasti al microfono e si davano da fare. Arriva il coretto, io prendo fiato e rientro alla seconda strofetta a tempo e perfino intonato (cosa abbastanza rara). Il bello è che una delle registrazioni di “Sarà un fiore”, che si trovano smanettando sul computer, è proprio quella incriminata: è la prima serata eliminatoria, sono vestito con uno smoking bianco (farfallina, fascia, pochette: azzurro brillante), camicia bianca ed immancabili scarpe da ginnastica bianche, ma con la suola azzurra. Adesso c’è qualcuno che vorrebbe propormi di cantare: ma come si fa a ricordare le parole? Per fortuna in televisione si è quasi sempre in play back, ma tanti sbagliano pure quello. Quasi quasi, settimana prossima vi racconto un aneddoto divertente della Superclassica show, capitatomi qualche anno dopo.
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