Ma che caldo fa e ci vestiamo per non girar nudi

Piero

Lotito

Come mi vesto oggi? Con il caldo di questi giorni, una domanda da non farsi. Si avrebbe voglia di non vestirsi e basta: uscire di casa nudi, questo si vorrebbe. Ma il quesito rimane: che cosa indossare in questa estate d’inferno? Le prime cose che capitano: una maglietta e un paio di pantaloni per uomini e donne. La gran parte fa così, anche se la città offre una tale varietà di abbigliamento da suggerire l’idea che comandi sempre il desiderio di distinguersi. I jeans stracciati (morsicati da un doberman, si disse una sera alla tivù), per esempio. Non c’è dubbio che d’estate abbiano una certa funzionalità: dagli strappi entra una bell’aria benedetta, e poi gli "strappati" sono ragazzi, cosa vuoi farci. Detto tra noi, anche molti anziani non disdegnano profonde feritoie tra stinchi e ginocchia. E pensare che i tradizionalisti, chiamiamoli così, non vorrebbero vedere in città polpacci pelosi, pance nude debordanti e ciuffi di peli affacciati alle canottiere bossiane. Devono farsene una ragione, temiamo: i tempi sono ormai questi. Non tutto però è perduto, ci viene di pensare nel vedere uomini e donne vestiti di tutto punto come per una gran serata. Abito scuro per i primi, pantaloni magari a tubino, giacca stretta e cravatta abbondante, capello tagliato di fresco. Se non proprio in tailleur, le seconde indossano capi di gran taglio, colori abbinati, dettagli chic. Una eleganza che appare fuor d’acqua, misteriosamente eccessiva e provocatoria, visto l’andazzo. L’adocchiamo qua e là, pure sui mezzi di trasporto, specie in metropolitana, dove oggi si sniffa senza problemi e figuriamoci se non vi può salire un elegantone. Ma chi saranno questi alieni propriamente vestiti? Dirigenti d’azienda, manager, brokers, capi d’un qualcosa, vai a capire. Certo non seguono i suggerimenti degli stilisti, che ti buttano addosso di tutto, anche le tovaglie incerate d’una volta, quelle per la tavola. Sembrano piuttosto, i pochi che resistono alla moda degli stracci, esponenti d’uno stoico modo di intendere il decoro nell’abbigliamento che non s’importano di aver già perso la partita contro quelli che ogni giorno, anche vestendosi, s’impegnano nel "famolo strano".

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