Giorno della memoria, il racconto: "L’ultimo bacio di papà portato via dai soldati"

Su "Corsico e la sua storia" il ricordo di Luigi Salma, sindacalista morto nel lager

La casa del fascio di Corsico in una foto dell'epoca

La casa del fascio di Corsico in una foto dell'epoca

Corsico (Milano) - Luigi Salma. Matricola 57624. Un corsichese, morto nel campo di concentramento nazista di Mauthausen, in Austria, nel 1944. Morto di fame, come riporta chi ha raccolto testimonianze, scritti, documenti, voci. "Corsico e la sua storia", un blog e una pagina Facebook, l’hanno ricordato ieri, in occasione del Giorno della memoria. Salma era un politico ed "è stato colpito perché a Corsico era il simbolo dell’antifascismo". Nato nel 1902 a Milano, è operaio alla Cartiera Burgo e prima alla Materiali refrattari, storiche fabbriche di Corsico. È qui che conosce la moglie Erminia e dalla loro unione nasce Alberto, nel 1933, che ancora oggi ricorda il padre: "Buono ma severo sullo studio. Leggeva sempre. Mi portava lui a scuola, dopo il turno di notte, mi diceva che dovevo studiare, ma mai mi ha fatto indossare la divisa dei balilla. Passavamo davanti alla Casa del fascio, chissà quante botte ha preso lì". Convinto antifascista e sindacalista, si divideva tra l’impegno politico, comizi al cinema Italia di via Foscolo e assemblee in fabbrica, e l’amata famiglia. "Quando sono venuti a prenderlo – ricorda Alberto –, nel 1943, i soldati hanno iniziato a ribaltare casa, cercavano armi, ma papà era solo un politico. Quando l’hanno portato via mi ha detto: dammi un bacio. Gliel’ho dato. E non l’ho più visto. Piangevo, avevano chiamato mamma che era in fabbrica".

Proprio in fabbrica, di nascosto dai nazisti, gli operai raccoglievano i soldi da dare alla famiglia di Luigi. "Veniva anche il prete, di sera, per non farsi vedere – ricorda il figlio di Salma attraverso i racconti di “Corsico e la sua storia” –, portava la busta e diceva: questa la manda san Giuseppe. Erano i soldini degli operai, c’era tanta solidarietà anche se tutti avevano poco". Salma finì a San Vittore e come prigioniero politico non poteva avere cibo o soldi dalla famiglia, solo biancheria. Un corsichese muratore che lavorava in carcere gli portava di nascosto la cioccolata, con dentro i messaggi della famiglia. Ma pochi mesi dopo, Salma viene caricato sul treno. Binario 21, stazione centrale di Milano, direzione Austria. I nazisti lo mettono a caricare pietre, lo riducono pelle e ossa. Pesava meno di 30 chili, dicono i superstiti. Prima di morire chiese una briciola di pane. Poi, allo stremo delle forze, le ultime parole: "Se riuscite a tornare a casa – ha detto ai compagni – portate a Corsico un bacio a mia moglie e a mio figlio".

 

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