La magia delle lucciole al Parco delle Cave

Lo spettacolo della "Lusiroeula" ha acceso Milano con centinaia di insetti luminosi

Le lucciole

Le lucciole

Milano, 6 giugno 2016 - A Milano e ai milanesi fa bene avere amici quali gli "Amici di Cascina Linterno", gente che mantiene un occhio di riguardo per una Milano che altrimenti cadrebbe nell’oblio: la Milano città di campagna, la Milano seconda metropoli agricola del Paese. Gente che permette a chiunque lo voglia di far suo altrettanto sguardo almeno per il tempo di un’occasione. Con risultati inaspettati. Sabato sera si è avuta una prova di quanto bene riescano le iniziative degli "Amici" e, più in generale, le iniziative dettate da amore e conoscenza. Non avevo mai partecipato alla "Lusiroeula", la passeggiata notturna per il Parco delle Cave a caccia di lucciole in amore. Una passeggiata nella quale tutto quello che conta e che diverte è avvistare a mezz’aria tra prati e cielo, lucciole di se stesse illuminate per poter perpetuare la specie. Il rischio, mi dicevo prima di avventurarmici, è finire a fare il Marcovaldo di turno insieme ad un branco di Marcovaldi di turno. Per chi non lo ricordasse, Marcovaldo è il protagonista dell’omonima raccolta di novelle di Italo Calvino: "Marcovaldo ovvero le stagioni in città". Manovale di professione, il personaggio ideato da Calvino non si rassegna alla città delle fabbriche e del terziario, è insieme eroico, stoico e nostalgico, d’una nostalgia ingenua che finisce per renderlo ridicolo. Per capirsi, in una di queste novelle, il Nostro si illumina d’amore - proprio come le lucciole - alla vista di un fazzoletto di prato di città dal quale spuntano funghi.

Per farla breve, Marcovaldo pecca di entusiasmo. Marcovaldo non sa che la città è la città e che la città-campagna, che pure esiste come dimostra il Parco della Cave, non è là. Per farla sempre più breve: quei funghi manderanno Marcovaldo all’ospedale. Ecco: il timore, sabato sera, era un po’ quello di avvistare poche e rare lucciole, quasi faticando a vederle e di sentirsi un po’ come l’eroe storto di Calvino, belli nelle intenzioni, ciechi nel non voler vedere la realtà quale è, pure patetici nell’intestardirsi. Così non è proprio stato. Sabato sera, più calava il buio e più lo spettacolo si faceva luminoso. Pezzi interi di prati, pezzi interi di parco, riuscivano prodigiosamente puntellati da decine e decine di lucine ora accese e ora spente in contemporanea. Non c’era proprio nulla di cui accontentarsi, perché era tutto sia “tanto” sia bello. Perché era “tutto natura” col suo semplice ma affascinante srotolarsi. Non pareva proprio di essere a Milano, non fosse per le file urbane nelle quali noi avvistatori di lucciole siamo stati costretti a stare, talvolta, e non fosse per le pettorine gialle delle guardie ecologiche. Sì, Milano sembrava lontana. E invece eravamo tra le sue braccia d’ossigeno. Grazie, "Amici di Cascina Linterno". Anche a nome di Marcovaldo.

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