L’ombra del potere su guerre e terremoti

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Maria Rita

Parsi

Quando dalle macerie delle abitazioni turche, crollate come castelli di carta perché private di ogni tutela antisismica, spuntano, come fiori nel deserto, i volti e i corpi di bambini e adolescenti - quando non di adulti e anziani - ancora vivi dopo più di 12 giorni dal sisma, è al dolore e allo stupore di quelli che sono sopravvissuti ai feroci effetti di ogni barbara speculazione che, anzitutto e soprattutto, quelle creature innocenti prestano il volto. Se ce la faranno, con l’aiuto (o senza!) di adeguate cure sanitarie e mentali, a non cedere all’odio, potrebbe trasformarsi - si spera!- nel desiderio di lottare con determinazione e coraggio per ostacolare, mettere all’angolo, denunciare, cacciare chi ha approfittato e chi continuerà ad approfittare di quel potere, ricevuto in delega, più o meno democraticamente, per determinare tanto orrore. Per impedire che si ripeta. A quei bambini e agli adulti, se sapranno essere per loro dei tutori responsabili, è allora affidato l’impegno di una necessaria, irrinunciabile, indomabile ribellione. Una ribellione che essi debbono preservare da ogni addomesticamento fatto di promesse. Una simile catastrofe, come ogni mostruoso evento, altro non è che un ammonimento. Se inascoltato, quell’avvertimento potrebbe diventare una condanna all’impotenza per i sopravvissuti e per le generazioni che verranno . Infatti, se ai sopravvissuti non viene lasciata altra chance che continuare a celebrare ritualmente quel catastrofico evento, il ricordo della violenza subita diventerà un veleno mortale. Un veleno capace di negare ogni speranza di futuro, umanamente e legalmente possibile. E questo, dicasi, altrettanto per le guerre. In primis, quella in Ucriana. Senza, però, trascurare le tante altre che affliggono la Terra. Sopravvivere alle quali è proprio come sopravvivere ad un terremoto. O alle guerre che, invece di mettere in crisi la mente e la vita di chi le promuove e le alimenta, ne rinforza l’istinto omicida-suicida a motivo del quale, per non citare che un numero noto, muoiono ogni giorno 900 soldati russi. E altrettanti - se non di più - soldati e civili ucraini. Mentre, infine, ad esempio, in Iran, si moltiplicano le condanne a morte degli studenti che si ribellano, sembra impossibile credere che ciascuno di noi non si ribelli. Per dire “no” a tanto scempio. Perché? Ironicamente potrei suggerire che quando, in prima in media, ci raccontavano e ci facevano studiare, spacciandoli per eroi, le imprese degli Achei impegnati, per ben dieci anni, a vendicare le corna di Menelao, nessun professore sottolineava come dietro quell’apparente, ridicolo motivo, altro non ci fossero che conquiste da fare . Ma per ben altri, economici e territoriali interessi. Come dire: “Cornuti e marziati “da chi affida al denaro e al potere, la copertura di un’impotenza che certi abusi non potranno mai né sanare né risarcire!

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