Lombardia, è una guerra: 90 morti Fra identità fasulle e poche ispezioni

Incontro di Cgil, Cisl e Uil con l’assessore Moratti: "È ora di passare dalle parole ai fatti, servono più sanzioni"

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di Andrea Gianni

La Lombardia continua a pagare un prezzo altissimo sul fronte degli infortuni, con fabbriche e cantieri trasformati in una trincea. Oltre 90 morti sul lavoro certificati dall’Inail dall’inizio dell’anno, solo a settembre 12 incidenti, fra cui sei mortali. Ieri l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti ha incontrato i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che chiedono di passare "dagli impegni agli atti concreti" perché "la vita delle persone deve essere tutelata". L’andamento infortunistico in Lombardia, come a livello nazionale, non accenna a diminuire e dopo una parziale decelerazione in corso di pandemia, compensata da infortuni associati dal Covid, ha ripreso il trend già in atto dal 2017 di crescita degli infortuni mortali in occasione di lavoro, a fronte del "progressivo e speculare rallentamento dell’attività ispettiva e del numero di imprese controllate".

Questo peggioramento in Lombardia, denunciano i sindacati, ha precise responsabilità nella gestione aziendale della sicurezza e della prevenzione, specie in alcuni ambiti produttivi, ma è anche la conseguenza del mancato rafforzamento del sistema pubblico dei controlli e della inadeguatezza delle politiche pubbliche in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

"Il tempo di mandare i messaggi di condoglianze alle famiglie e il creare tavoli di discussioni è scaduto – spiega il segretario generale della Uil Milano e Lombardia, Enrico Vizza – credo sia giunta l’ora di incidere maggiormente con le sanzioni". I problemi che sta attraversando il settore dell’edilizia sono finiti al centro, mercoledì scorso, anche del tavolo periodico in Prefettura sul lavoro sommerso. Dai report presentati al tavolo, su un campione di cantieri nell’edilizia attraverso la vigilanza congiunta, si è evidenziato un alto tasso di aziende che sono difformi proprio in tema di sicurezza. Difformità, quindi, non solo sulla parte legata al lavoro irregolare o ai falsi part-time dichiarati dei lavoratori, ma anche sulla mancata applicazione delle misure di sicurezza. "Non si stanno applicando le regole – prosegue Vizza – tra l’altro si riscontrano addirittura lavoratori stranieri che mostrano tesserini di altri". Un meccanismo per consentire di lavorare nei cantieri a chi non è in regola con il permesso di soggiorno. "Si devono inasprire le sanzioni e servono più uomini impegnati nelle ispezioni", prosegue Vizza, che rilancia la proposta della “patente a punti“ sulla sicurezza e chiede un impegno ai parlamentari eletti in Lombardia. "La Corte dei Conti chiede ora a che punto siamo con le 91 assunzioni previste nel 2018-19 e quelle successive – spiega Massimo Balzarini, della Cgil regionale – quelli tra l’altro sono capitoli di spesa che la legge prevede siano usati per il reclutamento di personale. Il numero di ispezioni nei cantieri sta calando perché negli anni della pandemia hanno usato i tecnici della prevenzione per i tracciamenti, adesso però è ora di mantenere gli impegni promessi".

Carenze nella sicurezza che provocano una strage anche fra i lavoratori stranieri, spesso impiegati nelle mansioni più a rischio. Solo in Lombardia, secondo l’ultimo rapporto Anpal, nel 2020 sono state 24.948 le denunce di infortuni che hanno colpito cittadini stranieri (14.472 uomini e 10.476 donne).

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