Lobby nera, si allarga l’inchiesta: nel mirino la consegna di denaro

Anche il secondo filmato di Fanpage mandato in onda è stato sequestrato. Da chiarire quali reati si configurano per il “barone nero“ Jonghi Lavarini

La consigliera comunale Chiara Valcepina e il barone nero Roberto Jonghi Lavarini

La consigliera comunale Chiara Valcepina e il barone nero Roberto Jonghi Lavarini

Milano - Si allarga l’inchiesta della Procura sulla cosiddetta "lobby nera" dopo che ieri è stata mandata in onda la seconda puntata dell’inchiesta giornalistica di Fanpage. Prima il capitolo su presunti finanziamenti opachi per la campagna elettorale di Fratelli d’Italia per le amministrative milanesi, poi quella che il sito d’informazione ha chiamato una "alleanza" tra il gruppo di estrema destra di Roberto Jonghi Lavarini, detto il "barone nero", i neofascisti di Lealtà Azione ed esponenti della Lega. E pure la vicenda di una valigia, consegnata dopo un colloquio tra il cronista infiltrato e Jonghi Lavarini che pare chiedesse soldi per suoi "referenti politici", ma nella quale i giornalisti avevano messo in realtà solo libri.

Proprio il caso di quel trolley, che una donna andò a ritirare il 30 settembre a ridosso delle elezioni, mentre il "barone nero" osservava "a distanza", e più in particolare l’incontro precedente nel quale l’ex candidato alla Camera per Fdi parlava di soldi da dividere "in pezzi accettabili", dialogando col cronista-finto imprenditore, è ora sotto la lente degli inquirenti. I nomi dei "referenti" a cui doveva andare il denaro sono stati omissati nel video. Tutto sarà al vaglio della Procura, dove si sta ragionando se si possono configurare reati per la questione "valigetta": tema giuridico che ha al centro la figura del cosiddetto "agente provocatore". Per le difese si tratterebbe tecnicamente di un "reato impossibile". Nell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Romanelli e dai pm Basilone e Polizzi, gli investigatori del Nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza hanno acquisito anche tutto il girato relativo al secondo video.

Jonghi Lavarini e l’europarlamentare di Fdi Carlo Fidanza sono già indagati per finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio dopo i dialoghi emersi dalla puntata in cui l’europarlamentare parlava di "black", soldi in nero per la campagna elettorale della neoconsigliera Chiara Valcepina. E Jonghi presentava un sistema di "lavatrici" per pulire il denaro e di professionisti compiacenti. In questo quadro poi, i pm sono pronti a contestare anche l’apologia di fascismo e valutare pure profili di odio razziale. Col sequestro di dispositivi informatici, documenti e messaggi nelle perquisizioni e con l’ascolto di testimoni si cercano tracce concrete di fondi neri, mentre nel secondo video compaiono anche l’ex eurodeputato leghista Mario Borghezio, il consigliere lombardo del Carroccio Max Bastoni, l’europarlamentare Angelo Ciocca e la neoconsigliera comunale milanese, sempre della Lega, Silvia Sardone, oltre a Stefano Pavesi, consigliere di zona a Milano e del movimento Lealtà Azione.

Decise le reazioni dei politici filmati nella seconda puntata dell’inchiesta. La Sardone: "Ridicolo darmi della fascista, non c’è una mia frase in 100 ore filmato". E Bastoni: "Ho deciso di querelare per avermi attribuito frasi mai pronunciate con il solo obiettivo di falsificare la realta’ e istigare gli haters da tastiera che non hanno tardato a palesarsi sul mio profilo Facebook con insulti e minacce".

 

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