Lo choc di Vaprio: "Una tragedia"

Dopo l’arresto di Carlo Fumagalli accusato di avere ucciso la compagna lanciandosi nell’Adda con l’auto

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di Monica Autunno

Quando i carabinieri lo hanno fermato, l’altra notte, camminava per strada, diretto a Vaprio d’Adda. Vivevano a Fara Gera d’Adda da molti anni Romina Vento e il suo presunto omicida, il compagno Carlo Fumagalli, operaio specializzato di 49 anni, anche se entrambi erano originari del Comune vapriese. Lì dove ieri si sono succeduti, nel giro di poche ore, cordoglio, incredulità e sdegno. Fumagalli era piuttosto conosciuto in paese, così come la sua famiglia, in particolare il padre.

Scuotono la testa gli avventori di un bar in pieno centro, a pochi passi dalla chiesa: lì lavora anche un parente dell’arrestato. Sgrana gli occhi, lui come gli amici presenti: "Stamattina (ieri, ndr) – raccontano i conoscenti – si è saputo che lei era morta, ma pensavamo a un incidente. E invece, ora, questo. Una vita cancellata, tante vite distrutte. Soprattutto quelle dei bambini". Fumagalli ha trascorso a Vaprio quasi tutta la vita, con diverse compagne prima di Romina: da una aveva avuto un figlio, oggi poco più che ventenne. Per molti anni ha abitato vicino al fiume, nella zona della diga: il fiume lo conosce come le sue tasche. In anni più recenti, già con la donna vittima della tragedia, ha abitato in una palazzina in zona centrale. Fumagalli lavorava alla Velvis-Visconti di Modrone, il vellutificio più celebre dell’Adda, marchio blasonato del tessile. Non un lavoro qualunque: è stato a lungo addetto alla produzione degli aghi per i tessuti di velluto, artigianato di altissimo livello. Negli ultimi tempi erano noti, sembra, i suoi problemi a casa: lui era caduto in depressione.

Mentre a Bergamo il quarantanovenne veniva arrestato con l’accusa di omicidio volontario e portato in carcere, a pochi passi da Vaprio, a Grezzago, ci si confrontava a un tavolo istituzionale su politiche contro la violenza alle donne, attività degli sportelli antiviolenza, prevenzione. Carabinieri, operatori sociali e associazioni faccia a faccia, sotto l’egida della Rete Antiviolenza Viola, che in Martesana Adda è nata alcuni anni fa, che gestisce sportelli di supporto alle donne in difficoltà e ha fra gli obiettivi quello di fare rete per prevenire i femminicidi. Un colpo le notizie delle ultime ore, che hanno funestato una zona già teatro nel settembre 2019 del femminicidio della giovane ivoriana Charlotte Akassi, strangolata dal compagno nel suo appartamento a Pozzo d’Adda.

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