L’inutile volo degli avvoltoi sull’Italia

Achille

Colombo Clerici*

Ripresa della pandemia, guerra in Ucraina, debito pubblico in crescita, crisi del grano, siccità… prateria ideale per gli avvoltoi della speculazione che hanno messo in ginocchio l’Italia negli anni 2010-2011 (crisi del debito sovrano). Ma – ha avvertito Jean-Claude Trichet in suo recente intervento a Milano – il Paese non è nelle condizioni di allora: i fondamentali sono solidi grazie all’export, alla politica fiscale, al debito sotto controllo, alla bilancia in attivo dei conti correnti. Chi punta a una crisi dell’Italia corre il serio rischio di rimetterci una barca di soldi: parere di chi è stato governatore della Banca mondiale, presidente della Bce e resta uno dei banchieri ed economisti più autorevoli al mondo. Pochi giorni dopo il direttore della sede milanese della Banca d’Italia Giorgio Gobbi, presentando l’annuale rapporto sull’economia della Lombardia, ha utilizzato quasi le stesse parole. In Lombardia la forte ripresa nel 2021 – più 6,8%, superando i livelli pre-pandemia – con rallentamento nel trimestre finale dell’anno, proseguito nei primi mesi del 2022 a causa dell’aumento dei costi dell’energia, delle materie prime e della guerra in Ucraina, fa sì prevedere una diminuzione dell’1,4% della produzione industriale: ma è da rilevare che nel 2021 essa è cresciuta del 15,6% rispetto al 2020, trainata molto dal settore costruzioni, e l’export è aumentato del 12,8% (136 miliardi di euro). Comunque la crescita rimarrà più o meno stazionaria, niente allarmismi su una recessione che resta improbabile. I primi due trimestri del 2022 sono stati positivi sia per produzione industriale che per export. La fase espansiva ha stimolato l’occupazione, salita nel complesso dell’anno. Si è intensificata la ricerca attiva di lavoro. Il ricorso ai regimi di integrazione salariale è diminuito. Il reddito delle famiglie è tornato a salire, riportandosi su livelli prossimi a quelli pre-pandemici. Ampliando la visione allo stato del Paese in rapporto all’economia mondiale, l’Italia oggi è “creditrice” del 6% tra import ed export, a differenza, per citare, di Francia e Germania; il debito pubblico, pur altissimo, è per il 70% in mani italiane, ed è inferiore alla media europea. Il tessuto imprenditoriale è più robusto, soprattutto nei settori a più avanzata tecnologia.

*Presidente Assoedilizia

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