Linkedin aperto È la soluzione per gli studenti?

Daniele

Nappo*

inkedin ha annunciato che sta riducendo il suo requisito minimo di età per gli utenti registrati da 18 a 13 anni in alcuni Paesi e a 14 in Australia. La conseguenza è stata che sono cresciuti gli iscritti: oggi sono oltre 30 milioni solo gli studenti. Anche Linkedin ha un numero importante di post, like, condivisioni e commenti. Lo schema già visto è usare un fatto per pronunciarsi e dire la propria, ma indignarsi sembra pagare di più. Queste strategie restituiscono un Linkedin velenoso, un campo pieno di odio in cui sconosciuti litigano con altri sconosciuti in battaglie virtuali. È giusto consigliare agli studenti l’importanza di costruire un profilo professionale, è importante avere un marchio personale, mai sottovalutare l’importanza della Rete. Linkedin aperto ai giovani, però, significa che anche gli adolescenti dovrebbero essere consapevoli di costruire un profilo e nei fatti si sta facendo pressione su loro perché si preoccupino delle loro future carriere molto prima delle generazioni precedenti. L’età media segnalata di utilizzo del social è di 44.2 anni, ma la riduzione del limite di età - è stato spiegato - è stato deciso per soddisfare la domanda degli studenti delle scuole superiori in modo che possano trarre beneficio dalle sue pagine universitarie.

Le accademie già investono in marketing cercando di impegnarsi online con potenziali studenti attraverso i loro siti web e attraverso altre piattaforme di social networking come Facebook, Twitter e Instagram. Il tempo dirà quanto sarà efficace LinkedIn per il reclutamento degli studenti. Ci sono alcune dinamiche da approfondire: oltre a fare pressione sugli adolescenti per pensare al loro futuro troppo presto, si rischia anche di incoraggiarli a trascorrere periodi ancora più lunghi online piuttosto che godersi quello che dovrebbe essere un momento spensierato nelle loro vite. È un bene? Inoltre privacy e sicurezza online sono anche una preoccupazione per i genitori. Linkedin ha assicurato ai genitori dei giovani utenti che i loro profili hanno impianti di privacy predefinite diverse, in modo che i loro nomi completi e la foto del profilo non siano visibili e che i loro profili non possano essere trovati in una ricerca pubblica, per impedire comunicazioni sgradite. Inoltre offre consulenza agli adolescenti su come denunciare comportamenti inappropriati. Basta e basterà? Non è così scontato.

*Istituto Freud Milano

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