L’incognita Sri Lanka lacrima d’India

Riccardo

Riccardi

Che succederà nei prossimi mesi in Sri Lanka, perla dell’Oceano indiano? L’isola a Sud dell’India della quale è definita la sua lacrima? Nelle scorse settimane le TV ci hanno mostrato manifestanti inferociti che prendevano d’assalto il Palazzo presidenziale. Nella cui piscina, poi disinfettata e divenuta inagibile, si tuffavano in molti. Il Paese è stato per anni governato dal clan Rajapaksa che aveva conquistato la fiducia della maggioranza etnica cingalese, quando nel 2009, aveva messo la parola fine alla guerra civile con la minoranza tamil-separatista appoggiata dall’India. La famiglia Rajapaksa, con la sua politica nepotista, che ha pochi precedenti in tutto il sub-continente, si appropriò letteralmente dello Stato, ridotto al suo servizio. Non c’era leva di potere che non fosse nelle mani di questa casata, arricchitisi fino allo inverosimile. Il popolo è stato ridotto alla fame. L’indebitamento con l’estero arrivato a livelli del non ritorno. Risultato il default. Nello Sri Lanka manca di tutto. Cibo, medicinali, carburante e quant’altro. La Cina, la potenza maggiormente creditrice dell’Isola, ha, tra le altre, finanziato per l’85% il porto di Hambantota che costituirà la trappola di Pechino per impadronirsi del Paese famoso per la produzione del thè. Nonostante Cina e India non partecipino alle sanzioni contro la Russia, i rapporti tra i due paesi sono conflittuali. La catena della Himalaya che corre per tutta la lunghezza del confino sino-indiano ha, da sempre, impedito una guerra tra le due nazioni, le più popolose nel mondo. Pechino che sta costruendo la Via della Seta, cioè la leadership economica mondiale, rischia di minacciare Nuova Dehli dal mare passando dall’Isola che potrebbe diventare realmente la sua lacrima. I cinesi avanzano anche senza sganciare bombe. Non ne hanno, per ora, bisogno. Si possono fare anche delle invasioni silenziose.

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