Viaggio a Linate, nel maxi-cantiere lavori giorno e notte in un mare d’asfalto / VIDEO

Conto alla rovescia verso la riapertura della pista fra bandiere dei quattro mori e tracce anni ’30: "I tempi sono rispettati"

Cantiere aeroporto Linate (Newpress)

Cantiere aeroporto Linate (Newpress)

Milano, 17 settembre 2019 - La bandiera dei quattro mori, simbolo della Sardegna, svetta su una delle enormi macchine usate per rifare la pista dell’aeroporto di Linate, ricordo dell’isola dalla quale proviene una nutrita squadra di esperti asfaltisti in trasferta a Milano. Ai lati del cantiere, dietro le recinzioni, 100.000 metri cubi di macerie e materiale da scavo formano una serie di collinette che si staglia lungo l’orizzonte, tra ruspe in movimento. E dagli scavi sono emerse anche vestigia del passato, come le antiche lastre in calcestruzzo anni ’30 dell’allora scalo Forlanini, sull’area un tempo usata dagli idrovolanti. Parte dalla pista - circa 2.400 metri di asfalto rovente sotto il sole di un settembre dalle temperature sopra la media - il nostro viaggio nel maxi-cantiere per il restyling dell’aeroporto avviato da Sea, la società che gestisce gli scali di Linate e Malpensa. Scalo ora popolato solo dalle squadre di operai, tecnici e addetti alla sicurezza, che secondo le previsioni verrà riaperto al traffico aereo il 27 ottobre. Oltre 400 operai lavorano a turno con demolitori, escavatori, fresatrici e finitrici per la stesura dell’asfalto, autocarri e macchinari di vario genere. Squadre composte da 150-200 persone si danno il cambio per far proseguire i lavori senza sosta, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, in un cantiere che non si è fermato neanche il giorno di Ferragosto. Un investimento di 16 milioni di euro solo per il rifacimento della pista (prima tappa di un piano di ristrutturazione e di rilancio dello scalo alle porte di Milano) in grado di sostenere un traffico di circa 300 aerei al giorno, affidato a un consorzio tra il gruppo Vitali di Peschiera Borromeo e la bergamasca Artifoni, già in campo per il restyling di Orio al Serio. Una nuova vita per la pista costruita nel dopoguerra e interessata dagli ultimi lavori per la messa in sicurezza 17 anni fa, un anno dopo la strage dell’8 ottobre 2001, quando 118 persone morirono a causa dello scontro tra due aerei. Dopo aver completato la demolizione con scavi che sono arrivati fino a una profondità di 80 centimetri, gli operai stanno stendendo l’ultimo strato di asfalto, con ritmi serrati per rispettare un cronoprogramma che finora non ha registrato intoppi. «I tempi sono rispettati», sottolinea l’ingegnere Giovanni Corbo, responsabile dei lavori. «Anche le condizioni atmosferiche sono state favorevoli», aggiunge l’ingegnere Marco Andreula, direttore lavori, che mostra le “colonnine” con sistema di alimentazione 400 Hz che consentiranno agli aerei di ricaricarsi di energia elettrica indispensabile per le attività a bordo. Un sistema, già in uso a Malpensa e nei grandi scali internazionali, che consentirà di sostituire i vecchi e inquinanti generatori diesel. Il viaggio nei cantieri prosegue tra mezzi pesanti in continuo movimento e squadre di operai con tute gialle o arancione fosforescente al lavoro sotto il sole.

Un percorso che passa accanto all’aereo di fabbricazione sovietica Yakovlev-40, posto sotto sequestro nell’ambito di vicissitudini che hanno interessato piccole compagnie di volo ormai scomparse e parcheggiato dalla metà degli anni ’80 a bordo pista. Conduce verso il prato che sabato si riempirà di fan per il concerto di Jovanotti e verso i “tesori” dell’aeroporto, aree sotto tutela come l’hangar Breda, perfetto esempio di architettura industriale costruito a inizio Novecento, e la struttura caratterizzata dalla facciata con pilastri e metallo verniciato di verde progettata dall’architetto Aldo Rossi negli anni ’90 per l’ampliamento dello scalo. Accanto sorge la struttura in fase di demolizione, sostituita dal gate provvisorio che dovrebbe rimanere aperto fino al 2020-2021, quando dovrebbero terminare tutti i lavori di riqualificazione. All’interno di Linate un silenzio surreale, tra rulli per i bagagli fermi, banchi del check-in vuoti, negozi chiusi e bar che funzionano solo per il personale in servizio. Tutti i voli sono stati trasferiti a Malpensa che, secondo Sea, ha «reagito benissimo all’impatto», riuscendo a gestire anche picchi di 110.000 passeggeri in un giorno. Tra poco più di un mese gli aerei torneranno a decollare da Linate, rompendo il silenzio ora interrotto solo dal rumore dei mezzi all’opera nell’immenso cantiere.  

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