Lezioni a distanza, escluso un alunno su due

L’emergenza ha fatto esplodere il digital divide: un quinto dei ragazzi è senza internet. Dalla Caritas pc a mille minorenni dei doposcuola

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di Andrea Gianni

Alunni iperconnessi e altri che, in casa, non hanno neanche un computer. Ragazzini con lo smartphone sempre in mano per giocare, ma che non sono in grado di seguire una lezione a distanza. L’emergenza coronavirus, con la chiusura delle scuole e lo sviluppo dell’e-learning, ha fatto venire a galla tutti i problemi legati al “digital divide“, il divario tra chi ha accesso alle tecnologie informatiche e chi invece ne è escluso. E da una rilevazione effettuata sui 302 doposcuola parrocchiali della Diocesi di Milano, realizzata durante il lockdown dagli operatori dell’area minori della Caritas Ambrosiana, emergono dati choc: un alunno su due non riesce a seguire le lezioni a distanza; uno su cinque non possiede un pc, un tablet o una connessione internet. Dalle interviste con i responsabili dei doposcuola emerge che a rimanere indietro sono le famiglie più numerose, che hanno dovuto condividere gli strumenti tecnologici tra i figli in spazi abitativi ridotti, le famiglie economicamente più fragili e quelle meno attrezzate culturalmente, che non sono riuscite ad assistere adeguatamente i figli nello svolgimento dei compiti assegnati dai docenti.

Scenari che si traducono in un aumento delle diseguaglianze nell’apprendimento e a un serio rischio di abbandono scolastico. Per questo la Caritas ha lanciato il progetto “Nessuno resti indietro” contro la povertà educativa e il digital divide. L’iniziativa intende coinvolgere in maniera attiva i doposcuola parrocchiali per supportare quelle famiglie i cui figli hanno sviluppato lacune in questi mesi di lockdown e le vuole attrezzare ad affrontare meglio la didattica a distanza, che probabilmente continuerà a essere praticata anche alla ripresa delle scuole a settembre.

Il progetto ha mosso i primi passi con la fornitura in comodato d’uso gratuito di pc portatili agli alunni e studenti che frequentano i doposcuola parrocchiali. I destinatari dell’intervento sono le famiglie numerose e i genitori soli con più figli, in situazione di povertà. Oltre al dispositivo tecnologico le famiglie ricevono l’assistenza a distanza dei volontari dei doposcuola. Al momento sono già stati assegnati i primi 25 pc per una spesa complessiva di 10mila euro grazie alla donazione di un’azienda. Ma l’obiettivo è di arrivare a 200 device per raggiungere una platea di mille minorenni grazie a una raccolta fondi. Inoltre, allo scopo di prevenire l’abbandono scolastico, saranno supportati i doposcuola che durante i mesi estivi, prima della ripresa dell’attività didattica, si dedicheranno in sinergia con gli oratori, al supporto educativo dei ragazzi più fragili.

"Tra le povertà, una delle più odiose è proprio quella educativa, perché trasferisce le disuguaglianze sociali da una generazione all’altra. Con questo progetto lanciamo un ambizioso piano di sostegno per fronteggiare il fenomeno", spiega Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana. Secondo l’ultimo censimento realizzato nel 2016 i bambini e gli adolescenti che frequentano i doposcuola sono oggi prevalentemente di origine straniera (57,8%) e in molti casi provengono da famiglie che hanno problemi economici (per il 34,6%) o di lavoro (per il 26,1%).

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