"L’energia dell’arte per ripartire" Arduino sulle punte per “Jewels”

La gioia per il debutto, le coreografie di Balanchine e i ricordi del trasloco da piccina per la Scala

Migration

di Grazia Lissi

Se si dovesse trovare un unico aggettivo per definire Martina Arduino sarebbe "splendente". Prima ballerina al Teatro alla Scala, venticinque anni, un talento straordinario e un sorriso che la rende empatica a ogni incontro. L’artista è protagonista per la prima volta di “Jewels“, coreografia di Balanchine, musiche di Fauré, Stravinskij al pianoforte Roberto Cominati, Cajkovskij, sul podio Paul Connelly, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro Scala. Primo appuntamento ieri alle 20, repliche il 20, 22, 23 e 24 marzo (www.teatroallascala.org). Arduino racconta "Danzare Balanchine è gioia pura: tecnica, virtuosismo, espressività e musicalità. Debuttare in un suo balletto è speciale".

Martina, possiamo dire che il balletto scaligero ha ripreso a pieno ritmo?

"Sì e mi dà molta carica. A dicembre ci sono stati diversi casi di Covid, io stessa mi sono ammalata prima del debutto, con dispiacere abbiamo dovuto spostare le date de “La bayadère“. Questo periodo è intenso, stiamo lavorando a prossime produzioni: è la nostra vera ripartenza. C’è energia nell’aria".

Quando è arrivata a Milano? "Sono nata a Torino, a undici anni sono stata ammessa all’Accademia della Scala e la mia famiglia si è trasferita con me. Ogni volta lo racconto, non posso che ringraziarli per aver creduto in me. Mi hanno sostenuta, incoraggiata, hanno rischiato: la famiglia è importante, se sono arrivata qui è grazie a loro. Papà per lavoro non poteva lasciare Torino, faceva un po’ il pendolare, mamma, nonna e mia sorella sono venute con me".

Del vostro arrivo cosa ricorda?

"Le nuove amicizie, la grande città, la metropolitana che non avevo mai visto prima. Venivo da una scuola di danza privata ed ero considerata l’allieva migliore in Accademia ho scoperto che tante altre ragazze avevano il mio stesso percorso, erano brave quante me".

Sua sorella come ha vissuto la nuova città?

"Ha ventidue mesi più di me, sapeva che la scelta di Milano era per me, non penso sia stato facile per lei, io entravo in prima media, lei in terza. Nostra madre è sempre stata affettiva, intelligente e brava, molto equa con noi, ha subito capito le nostre difficoltà e ci ha aiutato a risolverle. All’inizio vivevamo a Vimodrone, la nonna è stata fondamentale, ogni mattina uscivo di casa con mia madre e un trolley per arrivare in Accademia; ci siamo trasferite in piazzale Maciachini, poi in Moscova, attualmente vivo con il mio fidanzato (Marco Agostino, primo ballerino) sui Navigli".

Di questi luoghi ambrosiani quale ha amato maggiormente?

"Brera, il saggio degli allievi dell’Accademia si è sempre tenuto al Teatro Strehler in primavera; ricordo che fra una prova e l’altra passeggiavo in Corso Garibaldi, al Castello, ancora oggi quando voglio stare un po’ sola con me stessa ripercorro quelle vie".

È scaramantica?

"Un pochino, una cosa è certa il giorno dello spettacolo indosso sempre le stesse felpe e ripeto alcuni piccoli gesti. Consuetudine o scaramanzia? Non so".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro