Le ultime ore di Romano in Svizzera La moglie: "Non voleva più soffrire"

L’eutanasia dell’anziano partito da Peschiera. Oggi Cappato si autodenuncerà (di nuovo) ai carabinieri

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di Alessandra Zanardi

"In un momento così doloroso e così importante, avrei voluto vicino a me la mia comunità, e anche il mio Stato. E invece sono in Svizzera, in un altro Paese, affinché Romano possa essere aiutato a interrompere la sua sofferenza. Nel nostro Paese non esiste un quadro legislativo chiaro sulla scelta del fine vita, che invece è un diritto fondamentale dell’uomo". A parlare è la moglie di Romano, ottantaduenne di Peschiera Borromeo, che, gravemente malato di Parkinson, ha scelto l’eutanasia ed è morto ieri in Svizzera. Ad accompagnarlo nel Paese elvetico è stato Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che, rientrato in Italia, nella mattinata di oggi andrà ad autodenunciarsi alle autorità, come già fatto in passato.

Di origine toscana, residente da tempo a Peschiera, ex giornalista in pensione, Romano era affetto, come racconta la moglie, da una grave malattia neuro-degenerativa: una forma di Parkinson particolarmente aggressiva, che gli aveva paralizzato gli arti e provocato una pesante disfagia. Un calvario che si trascinava da quasi tre anni. "Quando, all’inizio di luglio, mio marito ha espresso in maniera molto consapevole e responsabile la volontà d’interrompere questa lunga sofferenza – prosegue la moglie, che ha affidato le sue parole a un video diffuso dall’associazione Luca Coscioni -, ci siamo rivolti per informazioni all’associazione Luca Coscioni e abbiamo chiesto aiuto anche a Marco Cappato, per evitare problemi legali". Quando è stato nella possibilità di scegliere, in Svizzera, dopo una mattinata trascorsa ad ascoltare musica classica, l’ottantaduenne ha deciso per l’eutanasia. Poiché il peschierese non era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, il suo caso non rientra tra quelli per i quali, in Italia, è contemplato il suicidio assistito.

"Io sono arrivata dalla California per essere qui con lui in questi giorni – ha spiegato la figlia Francesca –. In California, la scelta che ha fatto mio papà è legale e spero che in Italia, presto, sia possibile per le persone poter fare questa scelta e morire a casa propria, circondate dalle persone care". Una vicenda che promette di suscitare dibattito tra l’opinione pubblica. "Ritengo indegno di un Paese civile continuare a tollerare l’esilio della morte in clandestinità di persone che patiscono sofferenze insopportabili e irreversibili", ha dichiarato Cappato. Che ora rischia il carcere.

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