
David Erba, 43 anni, mentre cataloga gli abiti da mettere a disposizione
Milano, 6 settembre 2015 - Pantaloni e magliette non durano nemmeno una stagione. Le scarpe si buttano nel giro di poche settimane. Non si tratta dei capricci di una fashion-victim, ma dell’inesorabile destino del guardaroba dei bambini quando si fa “stretto”. Un vero salasso per i genitori, sopratutto in tempi di crisi. Che fare dei capi che non vanno più bene? La soluzione è venuta in mente a due neogenitori milanesi, una coppia di professionisti (Eleonora Dellera, 38 anni esperta di marketing e suo marito David Erba, ingegnere 43enne) che hanno creato il primo marketplace virtuale per lo scambio e l’acquisto di vestitini usati per bambini da 0 a 10 anni, in gergo “swapping”. Grazie al loro sito, armadioverde.it, tra il 2013 e il 2014 sono stati scambiati 25mila vestitini in tutta Italia, mentre dall’inizio di quest’anno gli scambi sono stati 2.000 al mese, per un totale di 1500 mamme “swapper” tra i 25 e i 45 anni iscritte al portale. E con dei numeri così i due hanno deciso di lasciare i loro vecchi impieghi per dedicarsi completamente alla loro Start up, che presto offrirà i suoi servizi anche all’estero: «Quando abbiamo avuto la nostra prima figlia, Virginia, 5 anni fa, ci siamo accorti dello spreco dei vestiti per bambini: comprati e poi inutilizzati da un mese all’altro, oppure regalati e mai usati - racconta Eleonora -. In città esistevano solo piccole realtà di swapping. Così, nel 2011, è nata la nostra idea per il sito. Abbiamo investito i nostri risparmi e ora la nostra azienda è stata capitalizzata da un importante fondo societario per poter crescere e svilupparsi anche all’estero. A dimostrazione che la sharing economy (letteralmente l’economia della condivisione) funziona».
Per accedere al servizio basta iscriversi al sito. In poco tempo si riceverà a casa il kit per effettuare la prima spedizione di vestitini usati dal proprio bambino: ad ogni vestito “offerto” in baratto, sarà dato un punteggio, una sorta di moneta virtuale, che potrà essere spesa dai genitori per comprare i vestitini catalogati sul sito. Il costo del servizio offerto dal portale è di 5 euro per ogni vestito. “Tutto il nostro sistema è incentrato sull’evitare lo spreco, per una economia sostenibile e amica anche dell’ambiente - prosegue Dellera -. Selezioniamo solo i capi in ottimo stato, mentre quelli ritenuti non idonei, sono restituiti ai genitori oppure, se acconsentono, dati in beneficienza all’Aibi (Associazione amici dei bambini)”. La coppia, che mentre faceva crescere l’azienda e la piccola Virginia, ha anche allargato la famiglia con Umberto, 3 anni, ora è lanciata verso la prossima sfida della sua Start up: «Ci dividiamo tra la sede di Milano e quella di Genova - aggiunge Dellera - con 4 impiegati ad aiutarci. Ma presto potremmo anche aumentare il personale a seconda del nuovo volume di scambi che potremmo avere con l’apertura all’estero: puntiamo alla Francia e alla Germania, dove siti come il nostro non esistono ancora».
di Eleonora Pisaniello