Lavoro al bivio Educare alla flessibilità

Daniele

Nappo*

La flessibilità mentale può essere spiegata come la capacità del nostro cervello di adattare il nostro comportamento e il pensiero a situazioni nuove, variegate o inaspettate: in altre parole, è la qualità di capire che quello che stiamo facendo non funziona o ha smesso di procedere e, quindi, dobbiamo adattare comportamenti, pensieri e opinioni per adattarsi all’ambiente e a nuove situazioni. L’impatto che le nuove tecnologie stanno avendo e avranno sulle nostre società a tutti i livelli è tale che non siamo in grado di pensare a come sarà il mondo fra cinquant’anni, ed è questo forse la prima volta che accade nella storia dell’uomo.

Dunque nessuno sa effettivamente dire oggi che competenze e quali qualità e caratteristiche serviranno e come sarà il lavoro nel futuro prossimo. Quello che è certo è che la gran parte delle persone dovrà modificare il modo di lavorare e dovrà aggiornare le proprie competenze più di una volta nei prossimi 10 anni. Di conseguenza la miglior cosa possibile da fare è insegnare agli studenti a imparare continuamente e a essere flessibili ed elastici. Gli studenti hanno certamente bisogno di competenze e di capacità di metamorfosi. Si studierà per tutta la vita, inevitabilmente, e si continuerà a cambiare: quindi è fondamentale insegnare come mantenere la flessibilità mentale. Questa è la cosa più difficile perché quando si è giovani è facile accogliere il cambiamento, ma già a 40 o 50 anni alle persone i mutamenti non piacciono più, vogliono la stabilità, la solidità. La flessibilità mentale ha un ruolo ragguardevole per l’apprendimento e la capacità di soluzione dei problemi complessi, perché permette di selezionare la strategia che si deve prendere e di adattarsi alle diverse situazioni che incontriamo. In più aiuta a prendere le informazioni dall’ambiente e rispondere in modo flessibile regolando il nostro comportamento ai cambiamenti e alle esigenze del contesto. Uno studente con buona flessibilità mentale saprà adattarsi rapidamente ai cambiamenti o alle novità.

L’obiettivo principale dell’istruzione dev’essere formare persone con una mente flessibile e un’alta intelligenza emotiva. Le sfide più difficili, dunque, saranno quelle psicologiche perché anche se nella più felice delle ipotesi nei prossimi anni si dovessero creare molti più posti di lavoro di quelli eliminati dalla tecnologia, gestire questa transizione per le persone non sarà facile.

*Scuola Freud Milano

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