Operai morti alla Lamina, chiesto il processo

"Omicidio plurimo colposo" per il titolare dell’azienda di metalli

Carabinieri davanti alla Lamina Spa

Carabinieri davanti alla Lamina Spa

Milano, 19 ottobre 2018 - C’è la richiesta di rinvio a giudizio per i morti dell’azienda Lamina. Roberto Sammarchi, legale rappresentante della società metallurgica nella quale persero la vita a gennaio quattro operai, dovrà difendersi davanti al giudice dall’accusa di omicidio colposo plurimo con l’aggravante di aver violato le norme in materia di sicurezza sul lavoro.

La Procura - chiuse le indagini condotte dai pm Maria Letizia Mocciaro e Gaetano Ruta, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano - sulla base della consulenza tecnica agli atti contesta alla proprietà dell’azienda di aver risparmiato proprio sulla sicurezza, non preoccuparsi delle possibili conseguenze di un eventuale incidente. Lamina non si sarebbe attenuta agli standard previsti dalla legge «procurandosi così un vantaggio patrimoniale rappresentato dal risparmio di spesa». E dunque «per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme sulla prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro» sarebbero morti uno dopo l’altro in pochi minuti i fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri, Giuseppe Setzu e Marco Santamaria in quel maledetto pomeriggio del 16 gennaio scorso. Secondo gli esperti incaricati, il forno per la lavorazione dei metalli in cui i lavoratori rimasero asfissiati era difettoso. Non funzionavano regolarmente né la centralina né il condotto di erogazione del gas argon. E altre altre falle erano nell’organizzazione e nei protocolli di soccorso. I due operai intervenuti in aiuto dei colleghi che si trovavano già nel forno non erano consapevoli del rischio che stavano correndo nel loro generoso tentativo. Non indossavano maschere antigas e non avevano ricevuto sufficiente formazione per fronteggiare in sicurezza simili emergenze.

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, quel giorno il primo a entrare nella fossa del forno fu l’elettricista Santamaria, per eseguire una manutenzione sulla centralina elettrica. Poco dopo fu seguito da Arrigo Barbieri e poi dal fratello Giancarlo, che si precipitò vedendo i due colleghi privi di sensi e riversi sul fondo del forno. Fu lui a lanciare l’allarme, ma nel tentativo di prestare soccorso svenne pochi secondi dopo sul corpo del fratello. L’ultimo a scendere fu Setzu, che per colpa del livello del gas che stava ormai salendo, perse improvvisamente i sensi a metà della scala che conduceva sul fondo.

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