Telecamere e "penne cimici". Patrizia Reggiani, lady Gucci, spiata da tutti

Registrazioni clandestine e appostamenti per carpire informazioni. La vedova dello stilista, mandante del suo omicidio, vittima di una truffa

Patrizia Reggiani, lady Gucci

Patrizia Reggiani, lady Gucci

Tutti spiavano tutti, con registrazioni clandestine, penne o cellulari usati come cimici, telecamere e appostamenti per carpire le conversazioni. Tutti uniti per approfittare del florido patrimonio di Patrizia Reggiani. A raccontare di come nella lussuosa villa di Lady Gucci, nel cuore di Milano, ci fosse una sorta di ossessione per il controllo sono le deposizioni agli atti dell’indagine, chiusa dalla Procura alla fine di maggio, sulla gestione del patrimonio di svariati milioni di euro lasciato in eredità da Silvana Barbieri alla figlia Patrizia Reggiani, vedova e mandante dell’omicidio del marito.

Dalle testimonianze emerge un clima di sospetto reciproco tra i protagonisti della vicenda, in cui la vedova Gucci è parte offesa. A descrivere quello che accadeva al pm Michela Bordieri e all’aggiunto Tiziana Siciliano sono stati la badante della signora Barbieri e il domestico di casa, entrambi dello Sry Lanka.

L’uomo ha confessato di avere registrato alcune conversazioni. "Ogni volta che ho un sospetto o fanno richieste che mi possono danneggiare (...) registro". Sempre loro riferiscono delle scortesie e dei toni ruvidi di Loredana Canò, da compagna di cella diventata amica e assistente personale della ex signora Gucci.

Dal momento in cui "si è trasferita in villa (...) ha preso il controllo di tutto, ha ritirato tutte le chiavi anche quelle della cassaforte del caveau, ha controllato tutti i cassetti e gli armadi. Di tanto in tanto è stata vista "bruciare tanta carta nel camino e tanta carta l’ha portata via". Per origliare un colloquio nella taverna della villa tra Patrizia Reggiani e il nuovo amministratore di sostegno, Marco Accolla, Canò avrebbe "nascosto (...) qualche apparecchio per registrare la conversazione, credo un cellulare", e si sarebbe nascosta in una "piccola cucinetta senza fornelli". Il giorno in cui Patrizia Reggiani doveva andare in Tribunale per un’udienza, le avrebbe messo nella borsa una "penna registratore". E avrebbe anche "nascosto un cellulare nel cassetto di un mobile" della sua stanza da letto.

L’abitudine di tenere tutto sotto controllo l’avrebbe avuta anche Silvana Barbieri: "non si fidava di nessuno - ha messo a verbale la sua badante cingalese - nemmeno del notaio". Tra i colloqui carpiti ci sono quello conservato e prodotto ai magistrati dalla stessa badante, nel quale l’anziana nel gennaio 2019 le aveva "promesso alla sua morte un piccolo appartamento" e uno di Allegra Gucci in cui la nonna "prometteva la restituzione delle somme sottratte dal patrimonio ereditato da lei e dalla sorella Alessandra". In questa storia dove tutti si intercettavano a vicenda, ci sono anche le telecamere installate nella villa di via Andreani: la loro disposizione sarebbe stata cambiata dalla Canò, per altro vista "maneggiare sul server dell’impianto".

 

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