Dal campo rom di via Monte Bisbino alle case dei vip di Milano: i raid dei ladri acrobati

Tra le vittime l’influencer Chiara Biasi e i calciatori Sensi e Calhanoglu. In due in manette: prima di entrare in azione controllavano profili social e partite

Hakan Calhanoglu, Stefano Sensi e Chiara Biasi

Hakan Calhanoglu, Stefano Sensi e Chiara Biasi

Milano - Un occhio ai cliccatissimi profili di influencer e personaggi dello spettacolo. Un altro al calendario di Serie A. Così i ladri acrobati andavano sempre a colpo sicuro, certi che nelle abitazioni da scalare via pluviale non ci fosse nessuno a disturbarli. L’ultima indagine degli agenti della Squadra mobile di Milano, guidati dal dirigente Marco Calì, si è chiusa con l’arresto di due specialisti, rom di origine croata residenti nell’insediamento nomadi di via Monte Bisbino: in manette, su ordinanza del gip Anna Magelli richiesta dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Maurizio Ascione, sono finiti il ventunenne Andrea Veljkovic e il trentaseienne Renato Milenkovic; il terzo complice, per il quale il giudice ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, è ricercato.

Negli atti si parla di quattro colpi finiti sotto la lente degli investigatori, tre riusciti e uno tentato: da quello del primo ottobre 2021 in corso Garibaldi (bottino di orologi e gioielli) a quello del 17 ottobre nell’abitazione in zona corso Venezia di Chiara Biasi (300-400mila euro il valore della refurtiva), fino ai due raid subìti il 22 dicembre (durante Inter-Torino) e il 5 febbraio 2022 (durante il derby di ritorno tra Inter e Milan) dai calciatori nerazzurri Stefano Sensi (ora al Monza) e Hakan Calhanoglu. Partiamo dalla fine, dal blitz nell’attico del centrocampista turco, peraltro disabitato da tempo e quindi vuoto. Quel giorno, i poliziotti della sezione "Criminalità straniera", che stanno già monitorando da un po’ gli spostamenti di Veljkovic, lo vedono salire alle 12.50 a bordo della Opel Zafira guidata da Milenkovic. La macchina si ferma in via Bonnet, dietro corso Como: i tre (c’è pure il complice irreperibile) percorrono alcune centinaia di metri a piedi e si fermano all’angolo tra via Crispi e via Varese; provano a entrare in uno stabile, ma non ci riescono. Finita? No, perché la Opel riparte per fermarsi tra Monte Ceneri e Portello: altro sopralluogo. Sicuri che il gruppo si ripresenterà dopo qualche ora nell’area in cui è avvenuto il controllo pomeridiano, gli agenti si appostano nei paraggi. E alle 18.50 i tre, usciti da Monte Bisbino su una Fiat Punto nera dopo una tappa intermedia in un albergo di via Pellegrino Rossi, ricompaiono puntuali: in due entrano, Milenkovic è il "palo". All’uscita, quaranta minuti dopo, i poliziotti decidono di fermarli: Milenkovic viene bloccato subito; gli altri due riescono a fuggire, dopo aver buttato a terra un grosso cacciavite, ma vengono intercettati al Mediaworld di viale Certosa.

Dalla perquisizione della Punto spuntano un martello, un piede di porco, quattro paia di guanti e un flessibile. Dove hanno agito? Gli investigatori lo scopriranno due giorni dopo: l’effrazione è andata in scena al dodicesimo piano, anche se Calhanoglu lì non ci vive più da un pezzo. Nel frattempo, le mascherine chirurgiche anti-Covid indossate dai tre sono già state passate al setaccio: il profilo genetico di Veljkovic corrisponde a quello dell’uomo che ha perso qualche goccia di sangue a casa Sensi, lasciando tracce (isolate e sviluppate dagli specialisti della Scientifica) su un portagioie, su una felpa in camera da letto e vicino alla maniglia di una portafinestra. Incastrato.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro