Svaligiarono casa del sindaco Sala: patteggiano 3 anni

Condannate due delle tre donne che portarono a termine il colpo in casa di Sala; la terza, minorenne, è finita in comunità

Le tre ladre immortalate dalle telecamere di videosorveglianza

Le tre ladre immortalate dalle telecamere di videosorveglianza

Milano, 13 febbraio 2021 -  Hanno patteggiato una pena di tre anni, due delle tre giovanissime ladre (una, all’epoca era minorenne) che la sera tra il il 26 e il 27 maggio del 2018 entrarono nell’appartamento del sindaco, Giuseppe Sala e lo ripulirono. Furono subito identificate perché già schedate tra le seriali che avevano commesso numerosi altri furti in case "eccellenti". Al gruppetto delle tre donne furono attribuiti almeno altri cinque colpi commessi con grande abilità.

Per una di loro, G. B., 19 anni, il giudice ha disposto l’obbligo di dimora e di firma, ma non la custodia in carcere, perché è madre di una bimba di 7 mesi, come aveva chiesto il legale David Maria Russo. Difensore che ha anche prodotto documenti per dimostrare che un’altra delle fermate al momento del furto aveva 13 anni e non essendo imputabile, dunque, è stata affidata ad una comunità. Servirà una perizia più approfondita che dovrà stabilire se ne ha veramente 13 o 16 come lei stessa ha detto per accertare quindi la vera età, perché la ragazzina non ha mai avuto i documenti. Il gip Marco Del Vecchio ha convalidato quindi i fermi delle due maggiorenni (entrambi hanno confessato), ma ha disposto il carcere solo per C. R., 19 anni, che resta a San Vittore. Il pm Carlo Scalas aveva chiesto il carcere per tutte e due le giovani di origine rom. La banda, compasta da sole donne, all’apparenza insospettabili, vestite con abiti di marca, accompagnate dalla ragazzina a confondere ancora le loro reali intenzioni, svaligiava appartamenti nel centro di Milano. Ad incastrare le "pantere dei furti" fu una sola impronta digitale lasciata sull’anta di un armadio proprio in casa del sindaco, rilevata grazie ai sopralluoghi della polizia scientifica.

L’impronta corrispondeva con quella di una nomade già schedata e con precedenti per furto. Così, dopo una serie di accertamenti nei campi rom di via Bisbino e Baranzate e di intercettazioni è stato poi scoperto che la ragazza che aveva lasciato l’impronta commetteva colpi insieme alle altre due e, sempre nello stesso modo, è stato scoperto il covo della banda: una villetta in via Leopardi a Bollate, piena di refurtiva. Nascosti nella villetta non c’erano solo borse, vestiti, accessori, gioielli e altri oggetti di lusso delle migliori griffe, ma anche 3.500 euro in contanti e scatoloni pieni di banconote false. Sequestrata anche una Maserati di grossa cilindrata.   

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro