L’accusa delle famiglie lombarde con figli disabili "Fondi regionali per le cure domiciliari? Una beffa"

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"I fondi stanziati per l’Assistenza domiciliare integrata (Adi) e le nuove tariffe della Regione Lombardia? Una beffa". Lo denuncia Fortunato Nicoletti, vicepresidente dell’organizzazione di volontariato (Odv) ‘Nessuno è escluso’ e papà di Roberta, una bimba affetta da una patologia genetica rarissima. Usa parole molto dure per commentare la delibera approvata dalla Giunta, in cui - spiega - si stabiliscono nuove regole di accreditamento e un nuovo sistema tariffario per l’Adi. Il problema? "Che con questo sistema un infermiere verrà pagato così poco all’ora che sarà sempre più difficile trovare qualcuno disposto a prestare questo servizio. Un badante prende di più. E nella delibera non si parla quasi mai di minori con disabilità". Nicoletti affronta il tema anche in un post sulla su Facebook: "Se fino a ieri il sistema era in crisi, probabilmente questa delibera affossa definitivamente questo sistema di cure domiciliari di vitale importanza per le persone con disabilità gravi e le proprie famiglie.

L’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti ha subito commentato con enfasi il provvedimento parlando di uno stanziamento di 52 milioni di euro, ma il sistema tariffario con cui verranno utilizzati questi fondi è assolutamente inadeguato, per non dire ridicolo".

Nicoletti porta "un esempio concreto: prendiamo il massimo profilo assistenziale previsto, quello ad alta intensità e particolarmente complesso da dover essere autorizzato periodicamente. Tale profilo prevede la iperbolica cifra di 40,6 euro di rimborso. Attenzione: non per ora di assistenza - puntualizza - ma per accesso".

Questo significa che "per un infermiere che fa un accesso a domicilio per 2 ore d’assistenza (mediamente un accesso per tale profilo, assistenziale è di 3 ore) l’ente accreditato che fornisce il servizio, e poi deve retribuire gli operatori, viene rimborsato 20 euro all’ora. E con queste tariffe non solo non trova nessun infermiere disponibile ma perde pure quelli che già ha, visto che privatamente un infermiere prende circa il doppio. La conseguenza finale? Persone abbandonate al proprio destino", conclude amaramente Nicoletti.

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