Dal bioterrorismo ai tamponi, il laboratorio anti-Covid

Al comando dei Vigili del fuoco si fanno screening alle forze dell’ordine, le diagnosi sono ultra-veloci. E i positivi al coronavirus sono “solo” il 2%

Gli interni del Laboratorio Diagnostico Biologico Mobile di via Messina

Gli interni del Laboratorio Diagnostico Biologico Mobile di via Messina

Milano, 23 maggio 2020 - Un laboratorio che processa in tempi rapidissimi i tamponi per il Covid-19, riservati a chi indossa una divisa. Non si trova dentro a un ospedale ma in un container, in un’area isolata del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, in via Messina. Parliamo del Laboratorio Diagnostico Biologico Mobile, in dotazione a un gruppo specializzato dei pompieri: il Nucleo Nbcr, acronimo di Nucleare, Biologico, Chimico, Radiologico.

Attivo dal 2007, è attrezzato per la scoperta di agenti biologici usati a scopo di terrorismo: è quello dove sono state controllate anche le buste che avrebbero potuto contenere antrace. Dal 23 marzo, in piena emergenza epidemia, ha cambiato "pelle", accreditandosi come "extra capacità" del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale Sacco. Il container è stato insomma riconvertito in unità per la diagnosi del Sars-Cov-2: pare che non ce ne sia un altro simile nel mondo. "La filiera produttiva è in tutto e per tutto uguale a un ospedale ma miniaturizzata" spiega il direttore del Nucleo Nbcr e responsabile della struttura, Edoardo Cavalieri d’Oro. I tamponi sono riservati non solo ai Vigili del Fuoco ma anche a Questura, Prefettura, agenti della Polizia (anche Penitenziaria e Giudiziaria), Guardia di Finanza, da Milano e, in alcuni casi, da altre province. Il tampone si fa dentro l’infermeria del comando. Qui troviamo con lo "scafandro", Francesco Saladino, medico della commissione interforze, che inserisce un lungo "cotton fioc" nella bocca di un pompiere: "Arrivando fino alla faringe riusciamo a prelevare il tessuto mucoso, pronto per essere analizzato" spiega. Il laboratorio infatti è a distanza di pochi metri nel cortile esterno. Due macchine di ultima generazione processano le provette: "In poche ore sappiamo se il paziente è positivo o no" dice il medico. Tocca al dottor Romualdo Grande del Sacco firmare i referti, certificando la positività o meno al coronavirus.

«La capacità di diagnosi giornaliera può raggiungere i 200 tamponi, anche se in media sono un centinaio, operando da lunedì a venerdì, 12 ore al giorno" spiega l’ingegner Cavalieri d’Oro. In due mesi si è arrivati a 2.322 tamponi: "La percentuale dei positivi è molto bassa, 48 casi". Circa il 2%. Come mai? Proprio grazie alla velocità di esecuzione del dispositivo di risposta. "Chi avverte un sintomo dell’infezione viene isolato e in poche ore possiamo comunicargli se è positivizzato o no. In questo modo siamo riusciti nei vari comparti a fermare l’epidemia". Si è anche evitato che la caserma di via Messina, in caso di quarantena, si trasformasse in "bomba". Ma c’è anche di mezzo una questione di sicurezza: "Se fossero partite linee di contagio fra i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, il sistema di difesa del territorio si sarebbe potuto bloccare" avverte l’ingegnere. Nel futuro, l’ipotesi è avviare anche test sierologici. Con un’interessante possibilità di condurre uno studio clinico sul medesimo gruppo. Che forse potrebbe rivelare qualcosa del virus che ancora non conosciamo.  

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