Milano - Muoversi in una stanza e camminare accanto ai compagni, con gli occhi chiusi. Alzare un braccio. Piegarsi. Voltarsi. Tutto al buio. Può sembrare semplice, "in realtà non lo è affatto. Senza punti di riferimento visivi mi sono resa conto di come possa sentirsi una persona cieca o ipovedente. Un’esperienza emozionante, che mi sta facendo riflettere". È il commento di Sofia, diciassettenne, tra i 13 studenti del liceo scientifico Volta che ieri hanno partecipato al progetto pilota “Sono inclusivo“ ideato dall’associazione Son-Speranza oltre noi e Cbm (Christian Blind Mission) Italia, organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e nella cura della cecità, ma non solo, in Asia, Africa, America Latina e Italia.
Al centro del percorso pensato per i giovanissimi, dai 16 ai 18 anni, la “Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità“, approvata dalle Nazioni Unite nel 2006, che i ragazzi hanno approfondito nei mesi scorsi a livello teorico. Ma come metterla in pratica nella vita di tutti i giorni? Per scoprirlo, arrivano i laboratori esperienziali cominciati ieri nella sede Cbm di via Melchiorre Gioia. E si è partiti dalla disabilità visiva. "L’arte può aiutare moltissimo a sviluppare l’empatia e l’intelligenza emotiva", spiega Selene Carboni, storica e critica dell’arte specializzata in pubblico non vedente e ipovedente – che ieri ha guidato i ragazzi in diverse attività: dal disegno in rilievo, che si realizza tracciando i segni su un foglio di plastica adagiato su una tavola di silicone, all’orientamento spaziale al buio; dal “tableau vivant“ ispirato al Cenacolo di Leonardo (i ragazzi hanno ricreato a turno le pose degli apostoli e comunicato con il tatto) alla manipolazione della creta, al buio, creando sculture da “sentire“.
Si proseguirà con sport (il baskin, basket inclusivo), lettura ad alta voce, sci come terapia e danza inclusiva. Alla fine, ogni ragazzo sceglierà un articolo della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e lo rielaborerà attraverso una foto, un disegno, una poesia, una canzone o qualsiasi altra idea gli suggerirà la fantasia. "Il nostro motto è “Insieme per fare di più“. E insime a Son-Speranza oltre noi vogliamo aiutare i ragazzi a pensare e agire in maniera inclusiva, ogni giorno. Perché anche loro si considerino sempre “insieme“ agli altri, soprattutto ai più fragili", commenta Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia.
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