La Turchia corre e il nostro Paese è in affanno

Alberto

Mazzuca

A vent’anni dalla morte di Gianni Agnelli, l’Avvocato, il "re senza corona dell’Italia repubblicana", il suo erede John Elkann ha ricordato con frasi piuttosto banali "le lezioni preziose" ricevute dal

nonno: "La responsabilità, il valore dell’Europa, la fiducia nell’uomo". Aggiungendo poi che "l’Italia non è mai stata in declino". Sarà così, evidentemente abbiamo pareri diversi sulla grande vitalità del

nostro Paese che - lo ricordo rifacendomi al libro scritto con mio fratello Giancarlo, “Gianni Agnelli in bianco e nero“ - ha dato tanto alla "royal family" pagandone i debiti mentre l’Avvocato incassava

i profitti e li investiva all’estero. Con il silenzio della nostra classe politica che di fronte ai miliardi e miliardari ha sempre la testa bassa: non vede e non sente, un po’ come è successo con la latitanza trentennale del boss Messina Denaro. Anche Berlusconi, altro miliardario che ha sempre cercato di

diventare anche lui "re senza corona dell’Italia repubblicana" senza mai riuscirci, continua ad agitarsi per portare in porto quella riforma della giustizia che salva anche i pregiudicati, i mafiosi e corrotti e che da più di trent’anni cerca di far varare pezzo dopo pezzo. Oggi è il grande sostenitore del Guardasigilli Nordio, arrivando persino a dire di essere "orgoglioso per ciò che sono riuscito a fare per il mio Paese, il Paese che amo". E qui è il caso di ricorrere alla finale di un altro libro che ho scritto sempre con Giancarlo, “Silvio in rosso e nero“: ma davvero gli interessi dell’Italia sono

stati da lui privilegiati rispetto ai suoi interessi personali? La verità è che questo Paese è sempre in affanno. E continua ad esserlo: pochi giorni fa è stato annunciato il "Piano

Mattei" con cui l’Italia, posizionata al centro del Mediterraneo, dovrebbe diventare l’hub europeo

del gas. Solo che a quel ruolo c’è già un altro candidato, la Turchia. E in una posizione più avanzata rispetto alla nostra: ha già ampliato il sito di stoccaggio di Silivri e ne sta sviluppando un altro, Tuz

Golu. Che vuol dire: nell’arco di un paio d’anni la Turchia raggiungerà il 60% della capacità di stoccaggio del’Italia che invece è ferma al palo. Ferma.

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