La sanità pubblica dopo il Covid Ora il Niguarda ha una Fondazione "Ponte coi privati per dare di più"

Costituita con 6 milioni di euro di donazioni raccolte durante la pandemia, operativa a inizio 2023. Il direttore Bosio: servirà a finanziare progetti innovativi, ad esempio a favore di neomamme in difficoltà

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di Giulia Bonezzi

A Marco Bosio, direttore generale dell’ospedale Niguarda, l’idea è venuta quando hanno raggiunto i sei milioni di euro le donazioni che questa come altre strutture sulla prima linea del Covid hanno ricevuto durante la pandemia. Dotarsi di una fondazione di diritto privato come quelle che affiancano altri ospedali pubblici per raccogliere fondi (il pediatrico Meyer di Firenze arriva a dieci milioni all’anno) e sostenere iniziative oltre il perimetro del possibile coi soldi dello Stato. Lo statuto è stato approvato a giugno, c’è un cda con professionisti e mondo dell’impresa (Massimo Moratti, Mariasole Brivio Sforza, Riccardo Bruno, Nazzareno Carusi, Dario Frigerio, Carlo Montella), il dg Bosio è il presidente di questo "contenitore giuridico nuovo" che non sostituisce le associazioni che affiancano - non solo economicamente ma anche col volontariato, sottolinea il presidente della Regione Attilio Fontana - diversi reparti, sostenendo l’acquisto di apparecchiature o borse di studio, ma servirà piuttosto a fare "qualcosa di diverso: grandi progetti in ambiti specifici, reali start up".

Il primo, già nei primi mesi del 2023 spiega il segretario della Fondazione Ospedale Niguarda Riccardo Bertollini, sarà una unità mamma-bambino in collaborazione col Comune, dotata di uno spazio fisico in Maternità, per prendere in carico difficoltà psicologiche sempre più diffuse in donne che hanno partorito o situazioni di disagio sociale. Un altro obiettivo è aprire ad aziende che vogliano sperimentare e "mettere a terra, a favore della sanità pubblica", sottolinea Bosio, piattaforme innovative di telemonitoraggio per pazienti cronici; attratte dalla "comunità professionale" del Niguarda, cinquantesimo tra gli ospedali migliori al mondo nel 2022 secondo Newsweek. In quella classifica, ricorda l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, di ospedali italiani ce ne sono dieci e sei sono in Lombardia; conferma di essere al lavoro sulle liste d’attesa (entro fine mese "indicheremo come si riorganizza il sistema"), ma si appella al governo per "la programmazione economica, eredità del governo precedente: non possiamo passare dal 7,1% al 6,1% del Pil nella sanità". In sala ci sono la ministra alla Disabilità Alessandra Locatelli e il presidente del Senato Ignazio La Russa. Dice, La Russa, che la pandemia che "è contrastata ma non completamente battuta. Giusto eliminare gli errori del passato, qualche eccesso c’è stato, ma anche conservare la memoria". E si augura che il "pellegrinaggio" di chi viene a curarsi da altre parti d’Italia "non serva più: vorremmo che ogni realtà regionale avesse le capacità della Lombardia".